Anteprima - La Melodia Dominante
CAPITOLO 1 - Un’estate da sogno
Giulia era in camera sua. Riguardava le foto che lei e Pietro avevano scattato al mare e sorrideva. Erano quasi due settimane che non lo vedeva e il dolore al petto cominciava davvero a preoccuparla, ma l’indomani ricominciava la scuola e sarebbe stata di nuovo tra le sue braccia. Sospirò.
Giulia si passò la mano sul petto dove sentiva palpitare il legame. La saggia preside della scuola africana Yamanuelle aveva dato loro precise indicazioni in proposito, quindi, a eccezione di quegli ultimi giorni, erano stati per tutte le vacanze insieme.
Nella prima foto Pietro era dietro di lei e l’abbracciava, con il mento appoggiato alla sua spalla. Nonostante fossero stati al mare quasi due mesi, la pelle di Giulia era appena dorata, mentre lui era abbronzatissimo. Strafigo, come scherzava sempre lui, in effetti… Era sempre più alto e muscoloso e quel mezzo sorriso impertinente la faceva impazzire. I suoi occhi neri e profondi erano la sola fonte da cui potesse alleviare la sete di lui, così come le sue braccia erano il suo rifugio sicuro, l’unico posto al mondo dove si sentisse a casa.
Doveva ammettere che, da quando era entrato nelle schiere dei Guardiani, la sua muscolatura si era sviluppata ancora. Ogni giorno, anche durante le vacanze, si era recato all’addestramento, in un luogo segreto ad Armonia, aveva dovuto aprire un portale interdimensionale per recarsi alle sue lezioni. Giulia lo aspettava e quando tornava univano le loro menti, in modo che lei potesse vedere. Giulia avrebbe tanto voluto farne parte anche lei, ma i Guardiani selezionavano esclusivamente persone di una certa corporatura, temperamento e, rigorosamente, solo maschi. Una vera ingiustizia! Anche lei era forte, avrebbe voluto imparare a combattere ed essere addestrata proprio come loro.
Sospirò e riprese a guardare le foto. Il periodo del mare era stato di gran lunga il migliore, avevano fatto tutto quello che era stato possibile. Lì, erano in spiaggia, una serata con falò, in un’altra eccoli in gita sul motoscafo, poi in tenuta da sub per un corso di immersione. In quell’altra tenevano le tavole da surf e, come le aveva promesso Pietro, vestiti da hawaiani per un corso di ballo.
Giulia non amava ballare, soprattutto durante le feste, dove si dovevano indossare vestiti, mettere i tacchi, truccarsi e un sacco di cose da "ragazze", per le quali non era proprio tagliata. Alla fine dell’anno, però, aveva scoperto quanto adorasse guardare Pietro mentre ballava. Era elegante, armonioso, trasmetteva energia e passione, quando voleva sapeva diventare molto sensuale. Le faceva letteralmente perdere la testa. Era forse l’unica circostanza in cui Giulia si fosse lasciata andare con lui, abbandonando il suo incrollabile autocontrollo. Pietro lo sapeva bene e se ne approfittava spudoratamente.
Come compromesso al ballo, Pietro aveva dovuto accettare il corso di pattinaggio nonostante la sua avversione, ma Giulia piaceva e le mancavano gli allenamenti di Tornado. Lui la accontentava solo per starle vicino, come nel terribile periodo oscuro, quando avevano rotto il legame.
Giulia rabbrividì al ricordo, sospirò e si accorse che il dolore al petto stava aumentando. Cominciò a preoccuparsi, forse dovrei chiamare Filippo? Il suo adorato insegnante si era raccomandato di non sottovalutare nulla a proposito del legame.
Filippo. Eccolo in una foto il giorno che era andato a trovarli al mare. Era un bell’uomo alto atletico con capelli corti brizzolati e un po’ mossi. Assieme a lui c’era la professoressa Diana. Anche lei era decisamente una bella donna, aveva occhi azzurri e corti capelli rossi, il suo sguardo trasmetteva forza e severità, anche se si era molto addolcita, già durante la gravidanza, e ancor di più, dopo la nascita della loro figlioletta Lili. Nella foto aveva solo un mese. Giulia ricordava bene il giorno in cui era nata la piccola Liliana. Pietro e Giulia erano lì ad attendere. Pochi minuti prima Giulia aveva ricevuto una lettera che purtroppo le aveva adombrato la gioia di tutta quella fantastica estate.
Tirò fuori il foglio e lo rilesse.
Alla fantastica Giulia
Ehi, bellezza! Come stai, piccola? Avevo paura a scriverti, sai? Immagino quanto mi odieranno tutti adesso. Ho visto come ti ho fatto stare male, ma nonostante tutto, ho sentito il tuo affetto. Ti prego non buttare questa lettera, leggila fino in fondo!
Volevo farti sapere, che sono distrutto dal dolore, ma sto cercando seriamente una soluzione, non voglio più andare avanti così. Sono stato troppo bene con voi lì ad Armonia e vorrei tanto tornarci. Naturalmente so che è impossibile, ormai per voi io sono il nemico. Ma voglio cambiare la mia vita.
Come sta il mio amico Pietro? Ti prego digli che gli voglio bene. Anche se, non so se mi crederà più. Gliel’hai detto che ti ho baciata? Due volte! Sarà impazzito di gelosia.
Purtroppo ho cattive notizie. I miei aguzzini, stanno per mettere in atto il loro piano. Si metteranno in contatto con voi al più presto. Renderanno il flauto (e non ci giurerei) solo se avranno in cambio qualcosa di molto più importante… vogliono te.
Giulia non poté fare a meno di trasalire nuovamente, come la prima volta che l’aveva letta. Volevano me. Perché proprio me? Pensò a suo nonno, il coraggioso e rinomato professore Rodolfo Accordi, impegnato anima e corpo nella lotta contro i Tecno. Dopo una vita tormentata si era infine consegnato ai nemici, sperando di dare pace alla sua famiglia, ed era stato ucciso senza pietà.
Continuò a leggere…
Se riesco a scoprire qualcosa, te lo farò sapere, tu non scrivermi, sono controllato.
Sono sicuro che nessuno dei vostri permetterà che ti accada nulla di pericoloso, ma comunque, ti prego, non fare pazzie. Se ti succedesse qualcosa, io…
Io ti amo. Luca
Luca. Le aveva spezzato il cuore, non solo a lei, a tutti loro. Era loro amico, si erano affezionati a lui, avevano giocato a Tornado insieme, lui la sfidava di continuo in gare di velocità sui pattini, la corteggiava in modo scherzoso, fingeva di litigare con Pietro per lei.
Sospirò. Aveva tradito la loro fiducia, li aveva ingannati e aveva fatto loro del male e aveva rubato il flauto dorato. Non proprio per scelta, Giulia aveva scoperto che lo stavano ricattando e che la sua famiglia era nelle mani del nemico.
Durante tutta l’estate aveva cercato di non pensarci e di godersi le vacanze come le avevano consigliato tutti i suoi amici. In effetti avevano passato dei momenti stupendi. Dopo i primi quindici giorni trascorsi a casa di Giulia, avevano raggiunto la famiglia di Pietro al mare. Sua mamma era meno rigida di quella di Giulia e aveva lasciato che i due ragazzi stessero sempre appiccicati, non solo, aveva acconsentito anche a farli dormire insieme. Per Giulia era molto importante. In realtà non facevano altro che stare abbracciati, baci, carezze, niente di più, ma ormai riusciva ad addormentarsi serena, esclusivamente tra le sue braccia. Infatti erano due settimane che di notte stava malissimo, faceva un sacco di incubi e si svegliava di continuo con il dolore al petto.
Lo sguardo le scivolò sull’anello che portava alla mano sinistra. Quel piccolo cerchietto di pietra nera che le aveva regalato Pietro per il suo compleanno. "Ormai siamo fidanzati" le aveva detto. Giulia arrossì al ricordo del giorno in cui, davanti a tutti i suoi amici, si era inginocchiato e le aveva chiesto di sposarla. Che imbarazzo! Lui era così, completamente pazzo!
Si sfregò ancora la mano sul petto, accidenti, non ne poteva più.
In quel momento l’aria tremolò tra le sue mani e comparve una lettera: la posta incantata. Era un bigliettino di Pietro.
Ciao amore mio, io sto male e anche tu, lo sento. Trova una scusa per uscire, tra cinque minuti aprimi un portale, dobbiamo vederci.
Ti amo P.
Giulia si alzò immediatamente, animata dal desiderio e dal bisogno di rivederlo. Si vestì sommariamente, infilando una maglietta viola sui jeans corti. Andò in cucina e disse a sua mamma che aveva bisogno di fare due passi.
«Vuoi che venga con te?» chiese sua mamma preoccupata. «Non hai una bella cera.» Le diede un bacio sulla testa.
«No, grazie, mamma, vedrai che un po’ d’aria mi farà bene.» Soprattutto se quell’aria si chiamava Pietro, il suo ossigeno speciale.
Scese le scale quasi di corsa e si precipitò fuori. Subito imboccò il tortuoso sentiero che si inoltrava nel bosco dietro casa. Guardò l’orologio, poi controllò in giro che non ci fosse nessuno. Perfetto. Prese il flauto e suonò la melodia che avrebbe aperto il piccolo portale.
Una nebbia verdina si addensò davanti a lei, mentre suonava diventò sempre più fitta. Aspettò e dopo un attimo ne uscì Pietro.
Bellissimo e sorridente.
Subito sentì il suo cuore riscaldarsi e si gettò tra le sue braccia, a casa.
"Mi sei mancato da morire" disse nella sua mente.
Pietro la strinse forte e inspirò profondamente tra i suoi capelli. "Anche tu..."
Sentire le sue forti braccia attorno a sé era una sensazione meravigliosa e subito il dolore al petto svanì.
Poi Pietro le sollevò il mento con un tocco delicato per guardare il suo viso. I suoi profondi occhi neri erano traboccanti d’amore, dolci e caldi. La sua mano le accarezzò la guancia e le labbra, poi si chinò verso di lei inclinando la testa e appoggiò la bocca alla sua. Fu un bacio lungo, lento e appassionato. Giulia aveva l’impressione di riprendere vita, come se fosse rimasta tanti giorni senz’aria e adesso avesse finalmente potuto respirare di nuovo.
Pietro si staccò appena da lei e la guardò con il suo mezzo sorriso. «Ora va meglio, eh?»
Giulia annuì, un po’ imbarazzata. Le sembrava ancora così strano di non poter vivere senza di lui. Letteralmente. Si sentiva sciocca, anche se tutti sapevano che il loro legame non era qualcosa da prendere alla leggera. Un’unione potente ma pericolosa, se sottovalutata.
«Perché non mi hai chiamato subito?» la rimproverò Pietro con dolcezza passandole le mani tra i capelli.
Giulia pensava sempre di potersela cavare da sola. «Credevo di riuscire a resistere fino a domani.» Faticava ad ammettere di aver bisogno di lui in quel modo disperato.
«Sei una testona, lo sai?» La baciò di nuovo. «Ho già rischiato di perderti una volta e non voglio dover rivivere quei momenti terribili.»
Giulia si sentì in colpa. «Scusa.» Abbassò lo sguardo.
«Va bene, ora posso andare.»
«Di già?» Giulia lo guardò implorante, ma vide che la stava studiando divertito.
«Non ti è bastato quel lungo bacio appassionato?» la stuzzicò.
Giulia sospirò e scosse la testa.
«Ah… ne vuoi ancora?» scherzò.
Giulia si protese verso di lui, ma quando Pietro si tirò indietro, lo guardò corrucciata.
«Devi chiedermelo» disse severo.
Giulia s'irrigidì, sapeva cosa voleva dire. Lei era troppo orgogliosa, ma doveva imparare ad accettare di chiedere aiuto, soprattutto a lui che la amava con tutto se stesso.
Pietro continuava a guardarla severo, anche se nei suoi occhi c’era un’ombra di divertimento.
«Okay.» Prese un bel respiro. «Sono stata una testona, avrei dovuto chiamarti già da alcuni giorni.» Quella notte non aveva praticamente chiuso occhio per il dolore al petto. «Credo di aver bisogno di un altro dei tuoi baci» disse piano facendo una fatica terribile.
Pietro scosse la testa e rise. «Facciamo un bel pieno, okay?» Le prese il viso tra le mani e ricominciò a baciarla e ad accarezzarla, le sue mani percorrevano il suo corpo premendolo con forza verso di lui, provocandole un gran calore unito a brividi di piacere.
Dopo un tempo che a Giulia parve comunque troppo breve, Pietro si staccò. Le sorrise divertito, ma anche lui era provato dall’emozione. «Adesso devo proprio andare, tra due minuti nonno Leoni mi aprirà il portale» disse con un velo di tristezza. «Mi ha assicurato che dopo dieci minuti passati ad abbracciarci e a sbaciucchiarci, dovremmo essere a posto fino a domani.»
Giulia sorrise imbarazzata, ma si sentiva molto meglio.
Lui le appoggiò le mani sui fianchi e cercò il bordo della sua maglia, tirandola verso l’alto.
«Che fai?» Mi sta levando la maglia?
Pietro annuì, le accarezzò per un momento la schiena e la guardò appagato, poi si tolse anche la sua maglia grigia.
Giulia arrossì, vederlo a torso nudo la metteva sempre in piacevole imbarazzo, non poté fare a meno di sfiorare il suo torace muscoloso. Poi le sue dita si spostarono sulla sua spalla destra su quei tre segni scuri, quellle cicatrici che lei gli aveva procurato e si rattristò, come ogni volta che le vedeva. Pietro, però, diceva che gli piaceva avere quelle cicatrici, che gli davano un’aria da "duro".
Lui prese la propria maglia e la infilò a lei, guardandola soddisfatto. «Lo so che ti piace avere indosso i miei vestiti.» Le diede ancora un bacio veloce, poi si mise la sua maglietta viola sulla spalla. «Questa te la ridò domani, ti aspetto fuori nel posteggio, entreremo assieme.»
Giulia annuì. Pietro prese il flauto e la nebbia si addensò. La attraversò e sparì.
Lei tornò sui suoi passi e si strinse addosso la maglia di Pietro, si sentiva molto meglio.
CAPITOLO 2 - Il nuovo professore
Il giorno dopo Giulia abbracciò velocemente i suoi genitori e volò tra le braccia di Pietro che l’aspettava, come promesso, appoggiato al muro esterno dell’ingresso della scuola.
Pietro la strinse e la baciò appena. "Per fortuna abbiamo fatto il pieno ieri sera, altrimenti mi toccava stare qua a baciarti per dieci minuti..." si lamentò divertito.
Giulia lo fulminò.
Lui aveva già alzato lo sguardo verso i suoi genitori. Fece una corsa e andò ad abbracciare sua madre e a stringere la mano a suo padre. Poi tornò subito da lei.
«Allora, sei pronta?» La prese per mano ed entrarono.
C’era un gran via vai, ma loro proseguirono fino alla porta verde. Si guardarono un attimo e varcarono la soglia interdimensionale della scuola. Un leggero capogiro, un senso di vertigine. Tutto come sempre. Uscirono fuori dal corridoio e…
Finalmente erano ad Armonia.
Un delizioso aroma di rose li avvolse e Giulia lo inspirò con piacere. Si guardarono attorno, era tutto come l’anno prima, tutto perfetto.
«Andiamo da Ciccio e Tobi?» le chiese Pietro.
Giulia annuì e corsero sul prato grande per raggiungere le stalle e recuperare i loro piccoli animusi.
Il cielo era blu intenso e il sole azzurrino splendeva, ma era ancora piuttosto freddo, visto che ad Armonia era in procinto di terminare l’inverno. Giulia rabbrividì, Pietro le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé, ma non aveva freddo: era emozionata.
Entrarono nelle stalle e faticarono un poco ad abituarsi alla penombra.
«Ragazzi!» La voce di Filippo li fece voltare. Era al centro di una grande sala e stava parlando con qualcuno che Giulia non conosceva. Filippo allargò le braccia e Giulia gli saltò al collo.
«Finalmente siete arrivati!» disse Filippo stringendola a sé con un sospiro. «Speravo proprio di vedervi qualche giorno prima.»
Anche Giulia avrebbe voluto, ma i suoi l’avevano implorata, sapevano che poi non l’avrebbero rivista fino alle vacanze natalizie, quindi le avevano chiesto di non anticipare la partenza.
Filippo e Pietro si scambiarono un abbraccio ugualmente affettuoso, poi il professore si voltò verso la persona con cui stava parlando prima.
«Questi sono Giulia e Pietro.» Filippo si mise in mezzo a loro e li circondò con le braccia. «Sono due ragazzi davvero speciali, per me sono come figli.»
La persona si fece avanti e videro che era un giovane sui vent’anni, piuttosto alto e snello. Portava gli occhiali, aveva gli occhi azzurri e folti capelli castano chiari che gli stavano dritti sulla testa, una leggera barba gli incorniciava il viso. Nell’insieme decisamente un bel ragazzo.
«Lui è Kevin Ross» disse Filippo. «Sostituirà Diana per quest’anno» spiegò loro. «Almeno finché la piccola Lili non le lascerà un po’ più di tempo libero.» Alzò le sopracciglia.
Giulia guardò il nuovo insegnante, ma quando i loro sguardi si incrociarono si sentì a disagio. La fissava severo e non sorrideva, sembrava che la stesse studiando, valutando, ma in modo decisamente negativo. Giulia era stata esaminata dalla preside Yamanuelle che era entrata nella sua mente, ma non si era mai sentita in quel modo. Lo sguardo indagatore di Kevin Ross la turbava, come se stesse violando la sua intimità. Che cosa sa di me? Si domandò.
«È un piacere conoscerla» disse Pietro in modo formale, si interpose tra i due, distogliendo lo sguardo indagatore da lei.
Il professore strinse la mano a Pietro, ma ignorò del tutto quella di Giulia che rimase molto perplessa.
«Andiamo a prendere Ciccio e Tobi» disse Pietro a Filippo trascinando via Giulia e nascondendola quasi dietro di sé con fare protettivo.
«Va bene» disse Filippo. «Poi farete meglio ad andare al lago, i serpesci sono tornati e vi stanno aspettando» sorrise.
Persi e Drago ci aspettano. Giulia sorrise entusiasta. Persi dall’anno precedente aveva le uova fecondate nel suo addome, aspettavano con ansia che le deponesse da un giorno all’altro.
«Ah, Giulia!» Filippo le andò dietro e si avvicinò. «Se ce la fai, prima di stasera, Diana vorrebbe tanto che facessi un salto da lei.» Le fece una carezza.
«Certo.» Anche lei aveva voglia di vedere la piccola Lili e anche la professoressa Diana.
Pietro si avvicinò e afferrò il braccio di Filippo. «Non mi piace quel Ross!» disse piano con uno sguardo molto corrucciato. «Hai visto come guardava Giulia?»
Filippo strinse le labbra. «Non farti idee sbagliate, è un ottimo insegnante, viene dalla scuola australiana di Happy Sound, lo conosco da tanti anni e lo conosce anche Bryan.»
Anche se Filippo e suo figlio Bryan lo conoscevano, quello non significava che quel Ross fosse una brava persona, pensò Giulia.
Pietro mollò il braccio di Filippo e scosse la testa. «Beh, a me non va che la guardi così» grugnì. Prese la mano di Giulia e la trascinò via.
Giulia in effetti era rimasta piuttosto turbata, aveva percepito una sorta di diffidenza, quasi di odio nei suoi confronti. Aveva imparato, però, a non fidarsi della prima impressione. Si voltò verso Pietro che aveva ancora uno sguardo truce e gli sorrise.
«Dai, non ci pensare.» Allungò una mano per fargli una carezza. «Vado dai topogalli a prendere Ciccio.»
«Vengo con te.» Evidentemente lui non aveva intenzione di lasciarla da sola.
Giulia alzò le spalle e si infilò nella stanza dei topogalli, dove decine di batuffoli grandi come conigli, svolazzavano e correvano. Assomigliavano a dei grossi criceti, ma avevano piccole e forti ali sulla schiena che permettevano loro di compiere brevi voli. Erano rosa, gialli, verdi e azzurri come il suo Ciccio.
Giulia prese il flauto e suonò la melodia preferita da Ciccio. Subito fu investita da una palla azzurra che le arrivò vicino al viso. Giulia rise. «Ciccio!» Lo afferrò e se lo strinse al cuore. «Come stai bel batuffolone?» Lo accarezzò. «Hai fame, vero?» Lo portò fuori nel corridoio, dove c’era meno confusione e suonò ancora per lui. Intanto Pietro, senza perderla di vista, si affacciò alla stanza dei canorsi e intonò qualche nota con il suo flauto. Fu raggiunto immediatamente dal suo Tobi che gli saltò in braccio.
Mentre lei suonava, Pietro le appoggiò una mano sul braccio. «Andiamo alla spiaggia.» Stava guardando oltre le sue spalle e la sua espressione era molto dura.
Giulia prese in braccio Ciccio e lo seguì, non aveva bisogno di voltarsi per sapere che Kevin Ross era dietro di loro e li stava guardando, si sentiva i suoi occhi addosso.
Attraversarono i recinti dietro alle stalle e si trovarono nella spiaggetta che dava sul Lago Sussurrante. Era circondata da alti alberi che delimitavano la radura rendendola intima e appartata.
Giulia sospirò felice, quello era il suo luogo preferito. La vista dello splendido lago, la graziosa e confortevole casetta. Quanti momenti avevano trascorso lì.
Non vedeva l'ora di rivedere Persi e sapere se Drago si era ben ambientato. Quando lo avevano lasciato, era ancora reduce dall’avvelenamento. Uno dei regali, come diceva Pietro, del loro amico-traditore Luca.
Povero Drago. Da quell'episodio negativo, però, qualcosa di buono era scaturito: lui aveva scelto Pietro come nuovo compagno umano.
Giulia si sedette sulla spiaggia, suonò per Ciccio e poi cominciò a intonare la melodia sibilante, la preferita dai serpesci. Pietro si sedette accanto a lei e la imitò. Subito sentirono l’acqua agitarsi. Le loro menti arrivarono, quella di Persi impetuosa e inesorabile, come un’onda di piena, quella di Drago era più delicata, li sfiorava da lontano.
Persi era felice di rivedere Giulia voleva che entrasse in acqua con lei. Giulia percepì la sua impazienza, ma anche qualcos’altro. Sentì una sorta di malessere e si preoccupò. Prima di entrare in acqua ripeté molte volte la melodia che aveva il potere di rinforzare e curare i serpesci.
"Hai sentito?" chiese Giulia a Pietro.
Annuì, anche lui era preoccupato.
Giulia andò nella casetta e si spogliò, si mise il costume. Quell’estate si era comprata un nuovo costume, verde, come la maglietta del terzo anno. Lo aveva scelto lei, quindi era decisamente meno striminzito di quello che le aveva regalato Pietro l’anno prima.
Uscì e Pietro fece una smorfia. «Mi piaceva di più quello giallo» si lamentò.
Giulia sorrise e gli sfiorò le labbra. «Il prossimo anno, lo scegli di nuovo tu» gli promise e si avvicinò all’acqua. Persi subito si mise a nuotare verso il largo, voleva che la seguisse.
"Vado con lei, ma come Sirio."
"Io ti aspetto qua e continuo a suonare" le rispose Pietro.
Appena tuffata in acqua Giulia si trasformò richiamando l’antico potere dell’Umanimusi. Ormai, grazie all’amore incondizionato e il sostegno di Pietro, si controllava benissimo.
Nuotò sott’acqua accanto a Persi, le sue mani e i suoi piedi divennero palmati e dietro alle orecchie appuntite le spuntarono le branchie.
Seguì Persi sfiorando il fondale e si aggrappò alla sua cresta, per mantenere l’andatura sinuosa. Attraverso un breve tunnel subacqueo sbucarono in una grotta. Era più piccola rispetto a quella dove aveva curato Drago nel lago cinese.
Persi strisciò fuori dall’acqua e si avvolse protettiva attorno a qualcosa, poi aspettò. Sirio si arrampicò sugli scogli e la seguì. All’interno delle sue spire c’erano due uova. Le ha deposte, finalmente! Avevano un color verde muschio molto chiaro, parevano ricoperte da uno strato di alghe. Sirio si avvicinò, capì subito che qualcosa non andava. Ne sfiorò il guscio e non sentì nulla. Le uova erano vuote.
Alzò lo sguardo verso Persi, anche lei lo sapeva. I suoi occhi erano tristi. Poté percepire la sua delusione. Sirio non sapeva cosa fare e nemmeno Persi. Giulia tornò in sé e abbracciò la sua grande amica.
"Mi dispiace tanto." Improvvisamente si sentì sopraffare dalla tristezza e dalla delusione, sia sue che di Persi. Quando era Sirio era più forte, ma adesso che era umana, le sembrava di soffocare dalla disperazione, cominciò a piangere. Le sue uova, i suoi piccoli!
Perché sono vuote? Eppure, quando Filippo l’aveva controllata, prima delle vacanze, sembrava che Persi stesse bene e che fosse tutto a posto.
Poi Giulia ricordò: il veleno di Drago! Quando si erano accoppiati, Drago era stato avvelenato, forse questo aveva influito sulla fecondazione delle uova. Non lo sapeva. Probabilmente avrebbe dovuto portarle a Filippo, così potevano analizzarle, ma Persi me le lascerà prendere?
Giulia si sedette accanto alla sua compagna e suonò per lei. Attese che si calmasse, poi si unì alla sua mente. Cercò di spiegarle che, così come Drago era stato male, probabilmente le uova avevano assorbito il suo veleno. Voleva portarle a Filippo.
Subito Persi emise un sibilo contrariato, nessuno doveva toccare le sue uova!
Giulia la abbracciò. Non voleva forzarla, ma sapeva che era inutile lasciarla alle prese con delle uova vuote. Pietro le aveva spiegato che anche quando le uova degli uccelli sono vuote, gli allevatori gliele tolgono, per non far stancare l’animale inutilmente. La cova è sempre un periodo di stress.
Giulia le inviò un'immagine delle sue uova e le mostrò che all’interno non c’era nulla.
Persi sibilò ancora, non ci credeva.
Allora Giulia si trasformò in Sirio. Con i suoi sensi più sviluppati, appoggiò le mani a un uovo e fece sentire a Persi che non c’era nessuna vita all’interno.
Persi sentì, ma non voleva crederci.
Sirio affondò i suoi artigli nel guscio di un uovo e lo spaccò. Persi la colpì con la coda, non molto forte. Non avrebbe voluto, ma l’istinto materno era troppo forte. Sirio andò a sbattere contro uno scoglio, ma Persi vide chiaramente che l’uovo era vuoto.
Si arrotolò attorno a esso. Giulia tornò, la schiena le faceva male, accidenti, si era ferita. Si avvicinò a Persi e l’abbracciò ancora. Suonò per lei.
Quando si fu calmata, Persi spinse con il muso l’uovo intero verso di lei, aveva capito e accettato, voleva che lo portasse via.
Giulia non perse tempo, prese l’uovo, si trasformò e tornò alla spiaggia più velocemente possibile.
Sirio uscì dall’acqua, subito Pietro fu da lei e l’abbracciò. Guardò l’uovo sorpreso.
«Ma che succede, bestiolina?» Poi vide la sua ferita e la prese in braccio per portarla al riparo nella casetta.
Ai margini della radura, Sirio vide di sfuggita qualcuno che li stava osservando. È Kevin Ross?
Pietro l’avvolse in un asciugamano e l’adagiò sul letto. Poteva guarirla con il potere del legame. Amplificato dai loro anelli magici, quel potere antico l’avrebbe guarita velocemente. Intanto entrò nella sua mente e mentre la baciava vide tutto quello che era successo.
Sospirò dispiaciuto.
Giulia tornò. Lo abbracciò e pianse di nuovo per le uova di Persi.
Tante volte quell’estate aveva immaginato la nascita di un piccolo serpesce, lo aveva persino sognato, aveva persino inventato tantissimi nomi.
Pietro la strinse forte.
Poco dopo sentirono la campana del pranzo. Lasciarono l’uovo in un angolo della casetta e andarono nella Sala Comune, dovevano parlare con Filippo.
La Sala Comune era ancora mezza vuota. A un tavolo c’erano gli studenti del primo anno che iniziavano le lezioni sempre qualche giorno prima degli altri, erano circa una decina in maglietta bianca. Giulia fu colpita da due gemelli identici, molto alti e robusti. Capelli neri occhi castani, sembravano tipi atletici, subito pensò alla squadra di Tornado. Purtroppo Luca non c’è più e Arci…
Giulia seppe che avrebbe sentito terribilmente la mancanza del loro caro amico. Era stato il capitano della squadra, ma ormai aveva ottenuto il suo diploma di Musimago, aveva terminato gli studi.
Giulia sbirciò il tavolo delle magliette gialle, quelli del secondo anno …e Luca non c’era. Anche se in realtà, non era mai stato molto a quel tavolo, si era trasferito subito al loro. Vide Susanna: minuta magra con lunghi capelli neri, abbastanza bella, la ex ragazza di Pietro. Per un certo periodo era uscita con Luca. Chissà se manca anche a lei?
Guardò il loro tavolo: era vuoto. Si sentì molto triste. Certo, sarebbe arrivata Camilla, la sua cara e dolce compagna di stanza, e anche Maria e Lucia che frequentavano il terzo anno come loro.
Pietro la tirò e la fece sedere accanto a lui. Aveva fatto cenno a Filippo che era seduto al tavolo dei professori accanto alla preside Orchestri. Il signor Giorgio, sorridente come sempre, era accanto a lei e la professoressa Severini, austera e sostenuta, non alzava gli occhi dal piatto. Accanto a loro c’era anche il nuovo professore, Kevin Ross, che, per combinazione, la stava guardando malissimo.
Filippo li raggiunse. Giulia prima di parlare con lui, si alzò per andare a salutare gli altri professori. Non avrebbe lasciato che l’ostilità di Ross avesse la meglio. Lo guardò dritto negli occhi e si avvicinò con grandi falcate. Vide per un attimo il suo sguardo stupito, aveva un gran voglia di dirgliene quattro, con quale diritto mi sta odiando in questo modo, senza nemmeno conoscermi?
Fece un profondo respiro e distolse lo sguardo da lui, si rivolse invece sorridendo alla preside Gloria Orchestri, era sempre bella ed elegante, nonostante l’età e la guardava con dolcezza. La aspettò tendendo le mani verso di lei. «Giulia, mia cara.»
Giulia quasi si stupì, era sempre stata molto gentile con lei, ma non c’era certo la confidenza che aveva con Filippo. Comunque strinse le sue mani e lasciò che la preside quasi l’abbracciasse.
«Bentornata» disse dolce, anche il signor Giorgio si avvicinò e le strinse una mano sulla spalla.
«Hai già conosciuto il nuovo professore?» le chiese la preside.
Giulia annuì. «Sì» disse spostando di malavoglia lo sguardo su di lui. «Di sfuggita alle stalle» aggiunse.
La sua espressione non era cambiata, forse guarda tutti in questo modo? Giulia non lo sapeva, ogni volta che lo vedeva aveva sempre gli occhi puntati su di lei.
«Ma non ci siamo ancora stretti la mano» lo sfidò e gli porse di nuovo la mano.
Ross serrò la mascella, non poteva rifiutarle una stretta di mano così davanti alla preside e Giulia lo sapeva.
Lo guardò con mezzo sorriso, che farà adesso?
Il professore non mosse le sue mani da dietro la schiena. «Non ritengo opportuno che un insegnante debba stringere la mano ai suoi studenti» disse secco.
Era la prima volta che Giulia lo sentiva parlare, la sua voce sarebbe stata anche piacevole se non avesse avuto quel tono gelido e sprezzante.
Ross si schiarì la voce. «Penso che gli studenti debbano stare al proprio posto e rispettare le regole.» Continuava a fissarla.
Giulia strinse il pugno e abbassò la mano. Bene, è guerra aperta, pensò e il professore aveva ovviamente il coltello dalla parte del manico.
«Ma noi amiamo i nostri studenti» spiegò dolce la preside Orchestri. «E Giulia ha dimostrato molte volte di essere una ragazza davvero speciale.»
«L'ho sentito dire già troppe volte» disse secco. «Con l’amore non si forgiano studenti forti, il mondo là fuori non è pieno d’amore.» I suoi occhi si strinsero.
Giulia percepì, per un attimo, un leggero sentimento di preoccupazione, non del tutto ostile nei suoi confronti, ma fu talmente veloce che ebbe il dubbio che fosse stata solo la sua immaginazione.
«Dopo tutto quello che avete passato qui l’anno scorso» stava continuando in tono freddo «non capisco proprio questo vostro atteggiamento così accondiscendente.»
La preside attirò Giulia leggermente verso di lei. «Evidentemente abbiamo idee differenti su come si combatte il male» disse piuttosto secca. «Noi riteniamo che l’amore sia l’arma vincente.»
Giulia capiva che sotto a quel discorso c’era qualcosa di più. Si stanno riferendo ai Tecno? Il professor Ross è al corrente del fatto che mi vogliono in cambio del flauto dorato?
«Filippo ti chiama, cara.» La preside la scostò e la spinse leggermente verso il tavolo dove Filippo e Pietro la stavano chiamando.
Si allontanò, ma non senza aver lanciato ancora un’occhiata penetrante al nuovo e ostile professore.
«Dopo mangiato, dovete portarmi l’uovo alle stalle» stava dicendo Filippo, evidentemente Pietro lo aveva già messo al corrente di tutto.
Giulia annuì distrattamente, stava ancora pensando a Ross, non le piaceva per niente, ma era convinta che se l’avevano scelto come insegnante, sicuramente doveva esserci una spiegazione al suo comportamento.
«Mi spiace tanto per Persi, piccola mia.» Filippo le aveva messo una mano dietro al collo, l’attirò a sé e le diede un bacio sulla testa.
Giulia si sentiva gli occhi di Ross addosso. Sicuramente li stava guardando con disprezzo. Si ritrasse senza volere dall’abbraccio di Filippo che la guardò sorpreso. Poi seguì il suo sguardo e abbassò il capo.
«Ti ha già messo al corrente sulla sua filosofia?» Dal suo tono si capiva che non la condivideva. «Niente affetto, niente effusioni tra insegnanti e studenti!» scimmiottò il tono freddo di Ross.
Filippo le sollevò il mento verso di lui per ottenere la sua attenzione e la guardò dritto negli occhi, con affetto. «Non farti condizionare da lui» le disse dolce. «Sii te stessa e cerca di non preoccuparti troppo di quello che dice o fa.»
«Ma mi guarda di continuo» si lamentò Giulia infastidita.
«È venuto anche al lago» aggiunse Pietro. Intanto si spostò di posto con la sedia in modo da coprire Giulia completamente. «E ha visto Sirio.»
Filippo li guardò perplesso. «Voi comportatevi come sempre, rispettate il suo punto di vista nelle sue lezioni, ma poi siate voi stessi» disse severo. «Se avrete qualche problema venite da me, okay?»
I ragazzi annuirono, finirono di mangiare veloci e poi uscirono sul prato grande per suonare un po’ per i loro piccoli animusi. Si sdraiarono sull’erba a godersi il sole. Pietro era appoggiato con la schiena a un albero e Giulia era tra le sue braccia. Ciccio si era addormentato sulla pancia di Tobi e Giulia sorrise.
Era bello essere di nuovo ad Armonia, ma niente era come prima. Non c’erano più Luca e Arci, la professoressa Diana era fuori gioco e adesso c’era Kevin Ross. Giulia era sicura che le avrebbe reso la vita un inferno.
Pietro la sollevò e la fece voltare verso di sé, tenendole le mani sui fianchi. La guardava, sicuramente aveva seguito tutti i suoi pensieri. Giulia appoggiò la fronte alla sua, per fortuna c’era lui. Qualsiasi cosa avrebbe dovuto sopportare, Pietro sarebbe stato con lei.
Pietro le alzò il mento con un dito e cercò le sue labbra. Erano calde e morbide. Giulia si lasciò trasportare dalle sensazioni del suo bacio e cercò di dimenticare la sua tristezza.
«Giulia! Pietro! Ops, scusate...» Era la voce di Camilla.
Giulia sollevò lo sguardo. «Camilla!» Si alzò in piedi e l’abbracciò. «La mia fantastica Camilla! Che bello rivederti!» La allontanò appena per guardarla. Era sempre più bassa di lei, ma se sembrava dimagrita. Portava i suoi grandi occhiali e i capelli castano scuro erano tagliati sempre a caschetto.
«Beh, direi che voi state proprio bene.» Camilla li guardò divertita.
Pietro si avvicinò e l’abbracciò anche lui. «Già.» Attirò a sé Giulia. «Se sta con me, diventa sempre più bella, vero?» Le stampò un bacio sulla guancia. «Devo essere contagioso.»
Camilla rise e anche loro. «Prendo Sofi, poi fate un salto al roseto con me?» chiese speranzosa.
«Certo!» Giulia non era ancora stata al roseto. Lo adorava. Circondava il lato dell’orto verso le stalle ed emanava il suo inebriante profumo per tutta la scuola.
Aspettarono Camilla al roseto passeggiando mano nella mano. Pietro la fece fermare di fronte a una rosa in particolare.
«La rosa Giulia» disse Camilla, era arrivata con in braccio la sua Sofi gattufo. Sospirò «La prima rosa nata dalle ceneri di Armonia.»
Le ceneri. Giulia non poté fare a meno di ricordare con il cuore pesante il terribile incendio che l’anno precedente aveva bruciato tutto, comprese le rose.
Quella prima rosa, nata dalle ceneri era stata incantata dal signor Giorgio ed era diventata eterna. E Camilla l’aveva chiamata "Giulia", perché era stato grazie a lei se Armonia era tornata quella di sempre.
Persi nei ricordi erano rimasti abbracciati tutti e tre. La campana delle ore li riscosse.
«Filippo ci aspetta per analizzare l’uovo» ricordò Pietro.
«Poi dobbiamo andare da Pece.» Giulia pensò al cucciolo di tartaceronte nero che mamma Ninfea aveva dato loro in custodia e che era ancora nei recinti ad aspettarli. Lo stavano ancora allevando, finché non sarebbe stato in grado di vivere da solo nel lago come Persi e Drago o come suo padre Roccia, il vecchio tartaceronte.
«Io porto le mie cose in camera nostra» disse Camilla. «Ci vediamo dopo.»
«Sì, la mia roba è ancora nella casetta» In effetti per Giulia era la casetta la sua vera stanza.
Più tardi Giulia si stava recando a casa di Diana e Filippo, sorgeva a poche decine di metri dal recinto della scuola, proprio dietro al boschetto.
Avevano portato l’uovo a Filippo e poi erano andati a suonare per Pece che si era appena svegliato dal letargo. Pietro era poi dovuto andare al suo addestramento giornaliero, così Giulia ne stava approfittando per andare a trovare Diana e la piccola Lili.
Si avvicinò e, dalla finestra aperta non poté fare a meno di sentire la voce secca e severa del professor Ross. Anche qui! È una persecuzione!
«Sono stufo di sentire i vostri giudizi e consigli per niente richiesti» stava dicendo. «Valuterò io di persona ogni studente, secondo il mio metro di giudizio.»
Perfetto, pensò Giulia, allora scenderò inevitabilmente all’ultimo posto della graduatoria.
Bussò, prima di sentire qualcosa che l’avrebbe turbata ancora di più.
Diana aprì la porta, le sorrise, ma vide che era in imbarazzo. «Giulia! Che piacere rivederti.» Teneva in braccio Lili che, appena le vide, spalancò gli occhioni azzurri e agitò le braccia e le gambe. Aveva un debole per Giulia.
Allungò le braccia e Diana gliela porse.
«Se vuoi la porto a fare un giro e torno più tardi» disse Giulia intuendo di aver interrotto qualcosa.
«Grazie» le disse grata Diana e chiuse la porta sospirando.
Giulia prese la piccolina e se la portò nel boschetto. Si sedette a terra e si sistemò Lili sulle gambe, poi prese il flauto, sapeva che le piaceva la musica.
Ebbe un’idea. Chiamò Ciccio con la sua melodia preferita. Arrivò svolazzando a fatica e si posò sulla sua spalla.
Quando Lili lo vide si agitò felice. Ciccio scese e si avvicinò per annusarla, poi riprese a fare dei piccoli voletti, di qua e di là, suscitando nella piccola una risata deliziosa. Alla fine anche Giulia stava ridendo.
«Puoi andare.» Una voce la fece trasalire.
Alzò lo sguardo asciugandosi una lacrima. Era Ross, da quanto tempo è lì che mi guarda? Giulia prese Lili e se l’appoggiò sulla spalla, si sentiva in imbarazzo e a disagio, non le piaceva l’idea che il professore spuntasse fuori all’improvviso e la sorprendesse in quel modo.
«Grazie, professore» disse molto formale, si voltò e s’incamminò a passo svelto verso la casa di Diana.
Anche la professoressa Diana non nutriva particolare simpatia per Ross. Giulia si sfogò un po’ con lei che inaspettatamente l’abbracciò. Il loro rapporto si era molto addolcito dopo il viaggio disperato che avevano fatto per tornare ad Armonia.
«Cara, Giulia» le disse stringendola. «Dovrai essere molto forte.» La allontanò appena per guardarla negli occhi. «Ross è un tipo tosto e ha tutte le intenzioni di metterti in difficoltà.»
«Me ne sono accorta.» Giulia alzò gli occhi al cielo. «Non è che si preoccupi di nascondere la sua ostilità, ma perché ce l’ha con me?»
Diana sospirò. «Credo che non voglia ammettere che tutto quello che ha sentito dire di positivo su di te, sia vero. Vuole metterti alla prova.»
Giulia strinse i pugni. «Bene» disse seria. «Troverà pane per i suoi denti.»
«Brava!» le disse Diana stringendo gli occhi e le mani che teneva ancora sulle sue spalle. «Non farti mettere sotto.» Poi abbassò la voce. «Solo ricorda di rispettare un po’ di più certe regole, per non dargli modo di trovarti in difetto.»
Giulia non capiva, io rispetto le regole.
«Mi riferisco a te e Pietro» spiegò. «Al fatto che ve ne andate a dormire insieme nella vostra casetta.»
Giulia strinse le labbra, aveva ragione, doveva stare attenta e non dargli la soddisfazione di trovarla in difetto. Annuì.
«Comunque non devi affrontare tutto da sola, ricordati, qualsiasi cosa succeda, puoi venire a parlare con me o con Filippo» disse Diana. «Ross ti tiene d’occhio, ma tutti noi teniamo d’occhio lui.»
Mentre tornava indietro per andare a cena si sentì chiamare. «Giulia!» E fu travolta da un abbraccio impetuoso e vigoroso, anche se il tocco delle mani era delicato e morbido.
«Terry!» Giulia si voltò e ricambiò l’abbraccio stringendola forte, era davvero contenta di vederla.
«Come mai quel muso lungo?» le chiese l’amica preoccupata. «Dov’è il tuo Pietro?»
Giulia sorrise e le raccontò di Ross.
Poi vide arrivare qualcosa di giallo e piumoso che si accoccolò sulla spalla si Terry.
«Stella!» La dolce topogallo di Luca.
«Sì, me l’ha affidata Filippo, visto che Luca…» Sospirò e le mise una mano sulla spalla.
Giulia si strinse a lei.
«Poi sappiamo che lei e Ciccio sono innamorati» scherzò Terry, cercando di distrarla. «Visto che noi due siamo inseparabili» le strizzò l’occhio. «Così staranno sempre insieme» concluse dandole un bacio sulla guancia.
Giulia rise.
A cena la Sala Comune era finalmente piena. Al loro tavolo si erano aggiunte Maria, Lucia, Valeria e Laura, le ragazze della squadra di Pallasuono, ovviamente Camilla e Terry. Erano arrivati anche Marco, il compagno di stanza di Pietro del primo anno e Stefano, suo fratello. Quando lo vide Giulia lo abbracciò.
Stefano per il secondo anno avrebbe fatto da assistente di Filippo e continuato le lezioni private sui Tecno sia a Giulia che a Pietro, visto che era un super esperto.
Nella confusione Giulia riuscì a non pensare a Ross, almeno fino a quando la preside prese la parola e lo presentò a tutti.
I ragazzi applaudirono, ma Giulia no. Non lo avrebbe adulato. Pietro le diede una gomitata, ma Giulia si voltò dall’altra parte.
«Sono lieta di ricordarvi che domenica ci sarà la Festa di Primavera!» stava concludendo la preside.
Fantastico, pensò Giulia, sarà una festa di Primavera triste e solitaria, avrebbe ricevuto giusto un paio di uova, da Pietro e Camilla, come il primo anno.
«All’uscita trovate gli orari divisi per anno.»
Pietro la guardava intensamente. «La maglietta verde del terzo anno ti dona proprio» le sussurrò all’orecchio.
Giulia lo guardò divertita, per fortuna che c’era lui, altrimenti sarebbe stato un inferno.
«S’intona con i tuoi occhi» le disse sognante, sbattendo le ciglia.
Giulia rise e lo abbracciò, ma con la coda dell’occhio vide Ross che li fissava.
Più tardi Giulia e Camilla erano in camera. La loro bella cameretta era molto semplice: due letti, comodini, un armadio, tutto in tinta legno. Era accogliente e dalla finestra, affacciata sul terrazzo comune, si aveva una splendida vista sul lago Sussurrante.
La campana del coprifuoco era già suonata. Camilla dormiva già, Giulia era a letto, sentì un rumore alla finestra, ma non vide nulla.
Sorrise, sapeva che era Pietro. Stava usando l’incantesimo del fantasma, per diventare quasi invisibile e poter dormire assieme a lei. Lo sentì sghignazzare mentre si infilava nel suo letto e la stringeva forte.
"Non hai paura dei fantasmi?" le diede un bacio sul collo.
"Non di quelli innamorati" Giulia si voltò verso di lui, anche se non poteva vederlo, lo sentiva chiaramente.
«Perché questa finestra è aperta?»
Giulia trasalì. "Non è possibile!" Kevin Ross era di ronda sul terrazzo e stava lì davanti alla sua finestra.
"Fai finta di dormire" le suggerì Pietro.
«Chi dorme in questa stanza?» chiese a voce molto alta.
Giulia fece finta di svegliarsi confusa e si mise seduta. «Chi è che urla a quest’ora?» chiese fingendo di non averlo riconosciuto.
«Ah» disse secco. «Accordi, questa è la tua stanza?»
«Sì, professore, perché si messo a urlare?» chiese seccata.
«Perché dormite con la finestra aperta? Sembrerebbe un chiaro invito a entrare per chiunque.» Nonostante il buio Giulia poté vedere i suoi occhi indagatori scrutare lei e la stanza attorno.
«Ho caldo» disse Giulia sostenendo il suo sguardo. «E, se non le dispiace, vorrei dormire.»
«Chiudi la finestra» ordinò.
Giulia si alzò.
"Non hai il pigiama!" la avvertì Pietro.
"Peggio per lui" disse secca Giulia e si alzò con indosso solo la biancheria. Si diresse verso la finestra, a un passo da Ross.
«Perché non indossi un pigiama?» chiese con la voce un po’ più bassa.
Giulia sapeva che la stava guardando, lo fissò e notò con piacere un leggero velo di imbarazzo negli occhi spietati del professore.
«Gliel’ho già detto, ho caldo» gli chiuse la finestra in faccia e tornò a letto.
Si buttò a letto e subito Pietro l’abbracciò.
"Non lo sopporto!" Giulia si sentiva i nervi a fior di pelle.
"Sei stata fantastica, gli hai tenuto testa" Le diede un bacio sul collo e le accarezzò il viso.
Si sentiva tesa, non voleva farsi rovinare tutta la magia del suo paradiso, da quel presuntuoso, intrigante e...
"Smettila." Pietro si spostò su di lei la immobilizzò e appoggiò le labbra alle sue. "Adesso ci penso io a farti passare il malumore." La baciò a lungo, sulle labbra, sul collo, accarezzandola con dolcezza, finché non si rilassò.
"Non gli permetterò di rovinarti niente." Pietro poi si mise al suo fianco e le fece appoggiare la testa al suo petto.
"Se continuasse a fare la guardia alle nostre finestre?" Giulia non poteva sopportare di dormire lontana da lui.
"Passerò dalla porta" disse Pietro divertito. "Ci vuole altro che un professore per tenermi lontano da te."
Giulia sorrise e cercò ancora le sue labbra invisibili.
CAPITOLO 2
Il nuovo professore
Il giorno dopo Giulia abbracciò velocemente i suoi genitori e volò tra le braccia di Pietro. L’aspettava, come promesso, appoggiato al muro esterno dell’ingresso della scuola.
Pietro l’abbracciò e la baciò appena ..Per fortuna abbiamo fatto il pieno ieri sera, altrimenti mi toccava stare qua a baciarti per dieci minuti.. si lamentò divertito.
Giulia lo fulminò.
Pietro aveva già alzato lo sguardo verso i suoi genitori. Fece una corsa e andò ad abbracciare sua madre e a stringere la mano a suo padre. Poi tornò subito da lei.
«Allora, sei pronta?» la prese per mano ed entrarono. C’era un gran via vai, ma loro proseguirono fino alla porta verde. Si guardarono un attimo e varcarono la soglia interdimensionale della scuola. Un leggero capogiro, un senso di vertigine… Tutto come sempre. Uscirono fuori dal corridoio e… Finalmente erano ad Armonia.
Un delizioso aroma di rose li avvolse e Giulia lo inspirò con piacere. Si guardarono attorno, era tutto come l’anno prima, tutto perfetto.
«Andiamo da Ciccio e Tobi?» le chiese Pietro.
Giulia annuì e corsero sul prato grande per raggiungere le stalle. Ciccio era il topogallo di Giulia, mentre Tobi era il canorso di Pietro. Tutti gli studenti, appena tornavano a scuola recuperavano i loro piccoli animusi che trascorrevano lì, in letargo, il periodo delle vacanze.
Il cielo era blu intenso e il sole azzurrino splendeva, ma era ancora piuttosto freddo, visto che ad Armonia era in procinto di terminare l’inverno. Giulia rabbrividì, Pietro le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé, ma non era il freddo. Era emozionata.
Entrarono nelle stalle e faticarono un poco ad abituarsi alla penombra.
«Ragazzi!» la voce di Filippo li fece voltare. Era al centro di una grande sala e stava parlando con qualcuno che Giulia non conosceva. Filippo allargò le braccia e Giulia gli saltò al collo.
«Finalmente siete arrivati!» disse Filippo stringendola a sé con un sospiro «Speravo proprio di vedervi qualche giorno prima…»
Anche Giulia avrebbe voluto, ma i suoi l’avevano implorata, sapevano che poi non l’avrebbero rivista fino alle vacanze natalizie, quindi le avevano chiesto di non anticipare la partenza…
Filippo e Pietro si scambiarono un abbraccio ugualmente affettuoso, poi il professore si voltò verso la persona con cui stava parlando prima.
«Questi sono Giulia e Pietro…» Filippo si mise in mezzo a loro e li circondò con le braccia «sono due ragazzi davvero speciali, per me sono come figli…»
La persona si fece avanti e videro che era un giovane sui vent’anni, piuttosto alto e snello. Portava gli occhiali, aveva gli occhi azzurri e folti capelli castano chiari che gli stavano dritti sulla testa, una leggera barba gli incorniciava il viso. Nell’insieme decisamente un bel ragazzo.
«Lui è Kevin Ross» disse Filippo «Sostituirà Diana, per quest’anno» spiegò loro «almeno finché la piccola Lili non le lascerà un po’ più di tempo libero…» alzò le sopracciglia.
Giulia guardò il nuovo insegnante, ma quando i loro sguardi si incrociarono si sentì a disagio. La fissava severo e non sorrideva, sembrava che la stesse studiando, valutando, ma in modo negativo… Giulia era stata esaminata dalla preside Yamanuelle che era entrata nella sua mente, ma non si era mai sentita in quel modo. Lo sguardo indagatore di Kevin Ross la turbava, come se stesse violando la sua intimità. Cosa sapeva di lei? Si domandò.
«È un piacere conoscerla» disse Pietro in modo formale, si interpose tra i due, distogliendo lo sguardo indagatore da lei.
Il professore strinse la mano a Pietro, ma ignorò del tutto quella di Giulia che rimase molto perplessa…
«Andiamo a prendere Ciccio e Tobi» disse Pietro a Filippo trascinando via Giulia e nascondendola quasi dietro di sé, con fare protettivo.
«Va bene» disse Filippo «Poi farete meglio ad andare al lago, i serpesci sono tornati e vi stanno aspettando» sorrise.
Persi e Drago, i due serpesci, compagni di Giulia e Pietro. Erano due grandi animusi da combattimento, potenti e pericolosi. Molti li temevano, ma non loro. Potevano fondere le loro menti ed unirsi a loro. Persi dall’anno precedente aveva le uova fecondate nel suo addome, aspettavano con ansia che le deponesse da un giorno all’altro.
«Ah, Giulia!» Filippo le andò dietro e si avvicinò «Se ce la fai, prima di stasera, Diana vorrebbe tanto che facessi un salto da lei…» le fece una carezza.
«Certo» anche lei aveva voglia di vedere la piccola Lili e anche la professoressa Diana.
Pietro si avvicinò e afferrò il braccio di Filippo «Non mi piace quel Ross» disse piano con uno sguardo molto corrucciato «Hai visto come guardava Giulia?»
Filippo strinse le labbra «Non farti idee sbagliate, è un ottimo insegnante, viene dalla scuola australiana di Happy Sound, lo conosco da tanti anni e lo conosce anche Bryan...»
Anche se Filippo e suo figlio lo conoscevano, questo non significava che quel Ross fosse una brava persona...
Pietro mollò il braccio di Filippo e scosse la testa «Beh, a me non va che la guardi così» sospirò. Prese la mano di Giulia e la trascinò via.
Giulia in effetti era rimasta piuttosto turbata, aveva percepito una sorta di diffidenza, quasi di odio nei suoi confronti. Aveva imparato, però, a non fidarsi della prima impressione. Si voltò verso Pietro che aveva ancora uno sguardo truce e gli sorrise.
«Dai, non ci pensare» allungò una mano per fargli una carezza «Vado dai topogalli.»
«Vengo con te» non aveva intenzione di lasciarla da sola.
Giulia alzò le spalle e si infilò nella stanza dei topogalli, dove decine di batuffoli grandi come conigli, svolazzavano e correvano. Assomigliavano a dei grossi criceti, ma avevano piccole e forti ali sulla schiena che permettevano loro di compiere brevi voli. Erano rosa, gialli, verdi e azzurri come il suo Ciccio.
Giulia prese il flauto e suonò la melodia preferita da Ciccio. Subito fu investita da una palla azzurra che le arrivò vicino al viso. Giulia rise «Ciccio!» lo afferrò e se lo strinse al cuore «Come stai bel batuffolone?» lo accarezzò «Hai fame, vero?» lo portò fuori nel corridoio, dove c’era meno confusione e suonò ancora per lui. Intanto Pietro, senza perderla di vista, si affacciò alla stanza dei canorsi e intonò qualche nota con il suo flauto. Fu raggiunto immediatamente dal suo Tobi che gli saltò in braccio.
Mentre suonava Pietro le appoggiò una mano sul braccio «Andiamo alla spiaggia» stava guardando oltre le sue spalle e la sua espressione era molto dura.
Giulia prese in braccio Ciccio e lo seguì, non aveva bisogno di voltarsi per sapere che Kevin Ross era dietro di loro e li stava guardando, si sentiva i suoi occhi addosso.
Attraversarono i recinti dietro alle stalle e si trovarono nella spiaggetta che dava sul Lago Sussurrante. Era circondata da alti alberi che delimitavano la radura rendendola intima e appartata.
Giulia sospirò felice, era il suo luogo preferito. La vista dello splendido lago, la graziosa e confortevole casetta... Quanti momenti avevano trascorso lì...
Non vedeva l'ora di rivedere Persi. Lei viveva nel lago da sempre, mentre Drago era un ospite recente. Si era stabilito lì solo alla fine dell’anno precedente, quando Pietro e Giulia lo avevano salvato a stento dalla morte per avvelenamento. Uno dei regali, come diceva Pietro, del loro amico-traditore Luca.
Povero Drago. Dopo quell'episodio lui aveva scelto Pietro come nuovo compagno umano.
Giulia si sedette sulla spiaggia, suonò per Ciccio e poi cominciò a intonare la melodia sibilante, la preferita dai serpesci. Pietro si sedette accanto a lei e la imitò. Subito sentirono l’acqua agitarsi. Le loro menti arrivarono, quella di Persi impetuosa e inesorabile, come un'onda di piena, quella di Drago era più delicata, li sfiorava da lontano.
Persi era felice di rivedere Giulia voleva che entrasse in acqua con lei. Giulia percepì la sua impazienza, ma anche qualcos’altro. Sentì una sorta di malessere, si preoccupò. Prima di entrare in acqua ripeté molte volte la melodia che aveva il potere di rinforzare e curare i serpesci.
..Hai sentito?.. chiese Giulia a Pietro.
Annuì, anche lui era preoccupato.
Giulia andò nella casetta e si spogliò, si mise il costume. Quell’estate si era comprata un nuovo costume, verde, come la maglietta del terzo anno. Lo aveva scelto lei, quindi era decisamente meno striminzito di quello che le aveva regalato Pietro l’anno prima.
Uscì e Pietro fece una smorfia «Mi piaceva di più quello giallo…» si lamentò.
Giulia sorrise e gli sfiorò le labbra «Il prossimo anno, lo scegli di nuovo tu» gli promise e si avvicinò all’acqua. Persi subito si mise a nuotare verso il largo, voleva che la seguisse.
..Vado con lei, ma come Sirio..
..Io ti aspetto qua e continuo a suonare.. le rispose Pietro.
Appena tuffata in acqua Giulia si trasformò. Possedeva in sé l’antico potere dell’Umanimusi, l’unione tra un animusi e un umano. Aveva avuto grosse difficoltà ad accettare la situazione, a gestire la trasformazione e anche a controllare le proprie azioni quando diventava Sirio, come l'aveva chiamata Pietro, ma grazie al suo amore incondizionato e il suo sostegno, ormai si controllava benissimo.
Nuotò accanto a Persi, sott’acqua, le sue mani e i suoi piedi divennero palmati e dietro alle orecchie appuntite, le spuntarono le branchie.
Seguì Persi sfiorando il fondale e le si aggrappò alla cresta, per mantenere la sua andatura sinuosa. Attraverso un breve tunnel subacqueo sbucarono in una grotta. Era più piccola rispetto a quella dove aveva curato Drago nel lago cinese.
Persi strisciò fuori dall’acqua e si avvolse protettiva attorno a qualcosa, poi aspettò. Sirio si arrampicò sugli scogli e la seguì. All’interno delle sue spire c’erano due uova. Le aveva deposte finalmente! Avevano un color verde muschio molto chiaro, parevano ricoperte da una sorta di alghe. Sirio si avvicinò, capì subito che c’era qualcosa che non andava. Ne sfiorò il guscio e non sentì nulla. Le uova erano vuote.
Alzò lo sguardo verso Persi, anche lei lo sapeva. I suoi occhi erano tristi. Poté percepire la sua delusione. Sirio non sapeva cosa fare e nemmeno Persi. Giulia tornò in sé e abbracciò la sua grande amica.
..Mi dispiace tanto.. improvvisamente si sentì sopraffare dalla tristezza e dalla delusione, sia sue che di Persi. Quando era Sirio era più forte, ma adesso che era umana, le sembrava di soffocare dalla disperazione, cominciò a piangere. Le sue uova, i suoi piccoli…
Perché erano vuote? Eppure, quando Filippo l’aveva controllata, prima delle vacanze, sembrava che Persi stesse bene e che fosse tutto a posto…
Poi Giulia ricordò: il veleno di Drago… Quando si erano accoppiati, Drago era stato avvelenato, forse questo aveva influito sulla fecondazione delle uova? Non lo sapeva. Probabilmente avrebbe dovuto portarle a Filippo, così potevano analizzarle, ma Persi gliele avrebbe lasciate prendere?
Giulia si sedette accanto alla sua compagna e suonò per lei. Attese che si calmasse, poi si unì alla sua mente. Cercò di spiegarle che, così come Drago era stato male, probabilmente le uova avevano assorbito il suo veleno… Voleva portarle a Filippo.
Subito Persi emise un sibilo contrariato, nessuno doveva toccare le sue uova!
Giulia la abbracciò. Non voleva forzarla, ma sapeva che era inutile lasciarla alle prese con delle uova vuote. Pietro le aveva spiegato che anche quando le uova degli uccelli sono vuote, gli allevatori gliele tolgono, per non far stancare l’animale inutilmente. La cova è sempre un periodo di stress.
Giulia le inviò un'immagine delle sue uova e le mostrò che all’interno non c’era nulla.
Persi sibilò ancora, non ci credeva…
Allora Giulia si trasformò ancora in Sirio. Con i suoi sensi più sviluppati, appoggiò le mani ad un uovo e fece sentire a Persi che non c’era nessuna vita all’interno.
Persi sentì, ma non voleva crederci…
Sirio affondò i suoi artigli nel guscio di un uovo e lo spaccò. Persi la colpì con la coda, non molto forte. Sapeva che non avrebbe voluto, ma l’istinto materno era troppo forte. Sirio andò a sbattere contro uno scoglio, ma Persi vide chiaramente che l’uovo era vuoto…
Si arrotolò attorno ad esso. Giulia tornò, la schiena le faceva male, si era ferita… Si avvicinò a Persi e l’abbracciò ancora… Suonò per lei. Quando si fu calmata, con il muso spinse l’uovo ancora intero verso di lei, aveva capito e accettato, voleva che lo portasse via…
Giulia non perse tempo, prese l’uovo, si trasformò e tornò alla spiaggia più velocemente possibile.
Sirio uscì dall’acqua, subito Pietro fu da lei e l’abbracciò. Guardò l’uovo sorpreso.
«Ma che succede? Bestiolina…» poi vide la sua ferita e la prese in braccio per portarla al riparo nella casetta.
Ai margini della radura, Sirio vide di sfuggita qualcuno che li stava osservando. Era Kevin Ross?
Pietro l’avvolse in un asciugamano e l’adagiò sul letto. Poteva guarirla con il potere del legame. Amplificato dai loro anelli magici, quel potere antico l’avrebbe guarita velocemente… Intanto entrò nella sua mente e mentre la baciava vide tutto quello che era successo… Sospirò dispiaciuto.
Giulia tornò. Lo abbracciò e pianse di nuovo per le uova di Persi.
Tante volte quell’estate aveva immaginato la nascita di un piccolo serpesce, lo aveva persino sognato, aveva inventato tanti nomi… Pietro la strinse forte.
Poco dopo sentirono la campana del pranzo. Lasciarono l’uovo in un angolo della casetta e andarono nella Sala Comune, dovevano parlare con Filippo.
La Sala Comune era ancora mezza vuota. Ad un tavolo c’erano gli studenti del primo anno, circa una decina in maglietta bianca. Giulia fu colpita da due gemelli identici, molto alti e robusti. Capelli neri occhi castani, sembravano tipi atletici, subito pensò alla squadra di Tornado. Purtroppo Luca non c’era più e Arci…
Giulia seppe che avrebbe sentito terribilmente la sua mancanza. Era il capitano della squadra, ma ormai aveva ottenuto il suo diploma di Musimago. Era anche un loro grande amico, sia suo che di Pietro. Il bel capitano aveva fatto strage di cuori in quegli anni di scuola, ma poi si era innamorato di Giulia. Durante il primo anno, lui e Pietro non avevano fatto altro che litigare per lei e prendersi a botte… “Maschi!”
Finalmente il secondo anno le cose erano migliorate. Erano diventati grandi amici e Giulia si era appoggiata a lui molte volte, soprattutto durante il loro periodo oscuro…
Sbirciò il tavolo delle magliette gialle, quelli del secondo anno …e Luca non c’era. Anche se in realtà, non era stato molto a quel tavolo, si era trasferito subito al loro. Vide Susanna… Minuta magra con lunghi capelli neri, abbastanza bella, era stata la ragazza di Pietro alle medie e aveva fatto quasi impazzire Giulia di gelosia... Per un certo periodo era uscita con Luca. Chissà se mancava anche a lei?
Guardò il loro tavolo, era vuoto. Si sentì molto triste. Certo sarebbe arrivata Camilla, la sua cara e dolce compagna di stanza, e anche Maria e Lucia che frequentavano il terzo anno come loro.
Pietro la tirò e la fece sedere accanto a lui. Aveva fatto cenno a Filippo che era seduto al tavolo dei professori accanto alla preside Orchestri. Il signor Giorgio, il più anziano degli insegnanti era accanto a lei, era un uomo dolce e sereno, insegnava botanica e artigianato. La professoressa Severini, austera e sostenuta come sempre, non alzava gli occhi dal piatto. Accanto a loro c’era anche il nuovo professore Kevin Ross, che, per combinazione, la stava guardando malissimo.
Filippo li raggiunse. Giulia prima di parlare con lui, si alzò per andare a salutare gli altri professori. Non avrebbe lasciato che l’ostilità di Ross avesse la meglio. Lo guardò dritto negli occhi e si avvicinò con grandi falcate. Vide per un attimo il suo sguardo stupito, aveva un gran voglia di dirgliene quattro, con quale diritto la stava odiando in quel modo, senza nemmeno conoscerla?
Fece un profondo respiro e distolse lo sguardo da lui, si rivolse invece sorridendo alla preside Gloria Orchestri. Era una donna piuttosto avanti negli anni, ma molto bella ed elegante, solo a vederla trasmetteva un senso di serenità. Portava i capelli bianchi corti e pettinati all’indietro, da sopra gli occhiali rettangolari, i suoi occhi azzurri la guardavano con dolcezza. La aspettò tendendo le mani verso di lei «Giulia, mia cara…»
Giulia quasi si stupì, era sempre stata molto gentile con lei, ma non c’era certo la confidenza che aveva con Filippo. Comunque strinse le sue mani e lasciò che la preside quasi l’abbracciasse.
«Bentornata» disse dolce, anche il signor Giorgio si avvicinò e le strinse una mano sulla spalla.
«Hai già conosciuto il nuovo professore?» le chiese la preside.
Giulia annuì «Sì» disse spostando di malavoglia lo sguardo su di lui «di sfuggita alle stalle» aggiunse.
La sua espressione non era cambiata, forse guardava tutti in quel modo? Giulia non lo sapeva, ogni volta che lo vedeva aveva sempre gli occhi puntati su di lei…
«Ma non ci siamo ancora stretti la mano…» lo sfidò e gli porse di nuovo la mano.
Ross serrò la mascella, non poteva rifiutarle una stretta di mano così davanti alla preside e Giulia lo sapeva.
Lo guardò con mezzo sorriso, che avrebbe fatto?
Il professore non mosse le sue mani da dietro la schiena «Non ritengo opportuno che un insegnante debba stringere la mano ai suoi studenti» disse secco.
Era la prima volta che Giulia lo sentiva parlare, la sua voce sarebbe stata anche piacevole se non avesse avuto quel tono gelido e sprezzante.
Ross Si schiarì la voce «Penso che gli studenti debbano stare al proprio posto e rispettare le regole» continuava a fissarla.
Giulia strinse il pugno e abbassò la mano. Bene, era guerra aperta, pensò e il professore aveva ovviamente il coltello dalla parte del manico.
«Ma noi amiamo i nostri studenti…» spiegò dolce la preside Orchestri «e Giulia è una ragazza davvero speciale…»
«L'ho sentito dire già troppe volte» disse secco «Con l’amore non si forgiano studenti forti, il mondo là fuori non è pieno d’amore…» i suoi occhi si strinsero.
Giulia percepì, per un attimo, un leggero sentimento di preoccupazione, non del tutto ostile nei suoi confronti, ma fu talmente veloce che ebbe il dubbio che fosse stata solo la sua immaginazione…
«Dopo tutto quello che avete passato qui l’anno scorso› stava continuando in tono freddo «non capisco proprio questo vostro atteggiamento così accondiscendente…»
La preside attirò Giulia leggermente verso di lei «Evidentemente abbiamo idee differenti su come si combatte il male» disse piuttosto secca «Noi riteniamo che l’amore sia l’arma vincente…»
Giulia capiva che sotto a quel discorso c’era qualcosa di più. Si stavano riferendo ai Tecno? Era al corrente del fatto che la volevano in cambio del flauto dorato?
«Filippo ti chiama, cara» la preside la scostò e la spinse leggermente verso il tavolo dove Filippo e Pietro la stavano chiamando.
Si allontanò, ma non senza aver lanciato ancora un’occhiata penetrante al nuovo e ostile professore.
«Dopo mangiato, dovete portarmi l’uovo alle stalle…» stava dicendo Filippo, evidentemente Pietro lo aveva già messo al corrente di tutto.
Giulia annuì distrattamente, stava ancora pensando a Ross, non le piaceva per niente, ma era convinta che se l’avevano scelto come insegnante, sicuramente doveva esserci una spiegazione al suo comportamento…
«…mi spiace tanto per Persi, piccola mia» Filippo le aveva messo una mano dietro al collo, l’attirò a sé e le diede un bacio sulla testa.
Giulia si sentiva gli occhi di Ross addosso. Sicuramente li stava guardando con disprezzo. Si ritrasse senza volere dall’abbraccio di Filippo che la guardò sorpreso. Poi seguì il suo sguardo e abbassò il capo.
«Ti ha già messo al corrente sulla sua filosofia?» dal suo tono si capiva che non la condivideva «Niente affetto, niente effusioni tra insegnanti e studenti!» scimmiottò il tono freddo di Ross.
Filippo le sollevò il mento verso di lui per ottenere la sua attenzione e la guardò dritto negli occhi, con affetto «Non farti condizionare da lui» le disse dolce «Sii te stessa e cerca di non preoccuparti troppo di quello che dice o fa…»
«Ma mi guarda di continuo…» si lamentò Giulia infastidita.
«È venuto anche al lago» aggiunse Pietro. Intanto si spostò di posto con la sedia in modo da coprire Giulia completamente «E ha visto Sirio.»
Filippo li guardò perplesso «Voi comportatevi come sempre, rispettate il suo punto di vista nelle sue lezioni, ma poi siate voi stessi» disse severo «se avrete qualche problema venite da me, ok?»
I ragazzi annuirono, finirono di mangiare veloci e poi uscirono sul prato grande per suonare un po’ per i loro piccoli animusi. Si sdraiarono sull’erba a godersi il sole, Pietro era appoggiato con la schiena ad un albero e Giulia era tra le sue braccia. Ciccio si era addormentato sulla pancia di Tobi e Giulia sorrise.
Era bello essere di nuovo ad Armonia, ma niente era come prima. Non c’erano più Luca e Arci, la professoressa Diana era fuori gioco e adesso c’era Kevin Ross… Giulia era sicura che le avrebbe reso la vita un inferno…
Pietro la sollevò e la fece voltare verso di sé, tenendole le mani sui fianchi. La guardava, sicuramente aveva seguito tutti i suoi pensieri. Giulia appoggiò la fronte alla sua, per fortuna c’era lui… Qualsiasi cosa avrebbe dovuto sopportare, Pietro sarebbe stato con lei…
Pietro le alzò il mento con un dito e cercò le sue labbra. Erano calde e morbide. Giulia si lasciò trasportare dalle sensazioni del suo bacio e cercò di dimenticare la sua tristezza.
«Giulia! Pietro! Ops scusate…» era la voce di Camilla.
Giulia sollevò lo sguardo «Camilla!» si alzò in piedi e l’abbracciò «La mia fantastica Camilla! Che bello rivederti!» la allontanò appena per guardarla. Era più bassa di lei, piuttosto rotondetta, anche se sembrava dimagrita. Portava grandi occhiali e i capelli castano scuro tagliati sempre a caschetto.
«Beh, direi che voi state proprio bene…» Camilla li guardò divertita.
Pietro si avvicinò e l’abbracciò anche lui «Già» attirò a sé Giulia «Se sta con me, diventa sempre più bella, vero?» le stampò un bacio sulla guancia… «Devo essere contagioso…»
Camilla rise e anche loro «Prendo Sofi, poi fate un salto al roseto con me?» chiese speranzosa.
«Certo!» Giulia adorava il roseto. Circondava il lato dell’orto che dava verso le stalle ed emanava il suo inebriante profumo per tutta la scuola.
Aspettarono Camilla al roseto, passeggiando mano nella mano. Pietro la fece fermare di fronte ad una rosa in particolare.
«La rosa Giulia» disse Camilla, era arrivata con in braccio la sua Sofi gattufo. Sospirò «La prima rosa nata dalle ceneri di Armonia…»
Le ceneri… Giulia non potè fare a meno di ricordare con il cuore pesante il terribile incendio che aveva bruciato tutto, comprese le rose...
La prima rosa che era nata dalle ceneri era stata incantata dal signor Giorgio ed era diventata eterna. Camilla, incaricata di trovarle un nome, l’aveva chiamata “Giulia”, perché era stato grazie a lei se Armonia era tornata quella di sempre…
Persi nei ricordi erano rimasti abbracciati tutti e tre. La campana delle ore li riscosse.
«Filippo ci aspetta per analizzare l’uovo…» ricordò Pietro.
«Poi dobbiamo andare da Pece» il cucciolo di tartaceronte nero. La mamma Ninfea, lo aveva dato in custodia proprio a Pietro e Giulia e loro lo stavano allevando, finché non sarebbe stato in grado di vivere da solo nel lago come Persi e Drago o come suo padre Roccia, il vecchio tartaceronte.
«Io porto le mie cose in camera nostra» disse Camilla «ci vediamo dopo.»
«Sì, la mia roba è ancora nella casetta…» in effetti per Giulia era la casetta la sua vera stanza…
Più tardi Giulia si stava recando a casa di Diana e Filippo, l’avevano costruita l’anno prima, con l’aiuto di Pietro, in occasione del loro matrimonio. Sorgeva a poche decine di metri dal recinto della scuola, proprio dietro al boschetto.
Avevano portato l’uovo a Filippo e poi erano andati a suonare per Pece che si era appena svegliato dal letargo. Pietro era poi dovuto andare al suo addestramento giornaliero, così Giulia ne stava approfittando per andare a trovare Diana e la piccola Lili.
Si avvicinò e, dalla finestra aperta non poté fare a meno di sentire la voce secca e severa del professor Ross. Anche lì! Era una persecuzione!
«Sono stufo di sentire i vostri giudizi e consigli per niente richiesti» stava dicendo «valuterò io di persona ogni studente, secondo il mio metro di giudizio…»
Perfetto, pensò Giulia, allora lei sarebbe scesa inevitabilmente all’ultimo posto della graduatoria…
Bussò, prima di sentire qualcosa che l’avrebbe turbata ancora di più.
Diana aprì la porta, le sorrise, ma vide che era in imbarazzo «Giulia! Che piacere rivederti» teneva in braccio Lili, che appena le vide spalancò gli occhioni azzurri e agitò le braccia e le gambe. Aveva un debole per Giulia.
Allungò le braccia e Diana gliela porse.
«Se vuoi la porto a fare un giro e torno più tardi…» disse Giulia intuendo di aver interrotto qualcosa.
«Grazie» le disse grata Diana e chiuse la porta sospirando.
Giulia prese la piccolina e se la portò nel boschetto. Si sedette a terra e si sistemò Lili sulle gambe, poi prese il flauto, sapeva che le piaceva la musica. Ebbe un’idea. Chiamò Ciccio con la sua melodia preferita. Arrivò svolazzando a fatica e si posò sulla sua spalla.
Quando Lili lo vide si agitò felice. Ciccio scese e si avvicinò per annusarla, poi riprese a fare dei piccoli voletti, di qua e di là, suscitando nella piccola una risata deliziosa. Alla fine anche Giulia stava ridendo.
«Puoi andare» una voce la fece trasalire.
Alzò lo sguardo asciugandosi una lacrima. Era Ross, da quanto tempo era lì che la stava guardando? Giulia prese Lili e se l’appoggiò sulla spalla, si sentiva in imbarazzo e a disagio, non le piaceva l’idea che il professore spuntasse fuori all’improvviso e la sorprendesse in quel modo.
«Grazie professore» disse molto formale, si voltò e s’incamminò a passo svelto verso la casa di Diana.
Anche la professoressa Diana non nutriva particolare simpatia per Ross. Giulia si sfogò un po’ con lei che inaspettatamente l’abbracciò. Il loro rapporto si era molto addolcito dopo il viaggio disperato che avevano fatto per tornare ad Armonia.
«Cara Giulia,» le disse stringendola «dovrai essere molto forte» la allontanò appena per guardarla negli occhi «Ross è un tipo tosto e ha tutte le intenzioni di metterti in difficoltà…»
«Me ne sono accorta» Giulia alzò gli occhi al cielo «Non è che si preoccupi di nascondere la sua ostilità, ma perché ce l’ha con me?»
Diana sospirò «Credo che non voglia ammettere che tutto quello che ha sentito dire di positivo su di te, sia vero. Vuole metterti alla prova…»
Giulia strinse i pugni «Bene» disse seria «troverà pane per i suoi denti.»
«Brava!» le disse Diana stringendo gli occhi e le mani che teneva ancora sulle sue spalle «Non farti mettere sotto,» poi abbassò la voce «solo ricorda di rispettare un po’ di più certe regole, per non dargli modo di trovarti in difetto…»
Giulia non capiva, lei rispettava le regole.
«Mi riferisco a te e Pietro» spiegò «Al fatto che ve ne andate a dormire insieme nella vostra casetta…»
Giulia strinse le labbra, aveva ragione, doveva stare attenta e non dargli la soddisfazione. Annuì.
«Comunque non devi affrontare tutto da sola, ricordati, qualsiasi cosa succeda, puoi venire a parlare con me o con Filippo» disse Diana «Ross ti tiene d’occhio, ma tutti noi teniamo d’occhio lui…»
Mentre tornava indietro per andare a cena si sentì chiamare «Giulia!» e fu travolta da un abbraccio impetuoso e vigoroso, anche se il tocco delle mani era delicato e morbido.
Terry River. La sua compagna di Tornado. Era arrivata l’anno scorso a metà anno ed erano diventate subito molto amiche. Era una ragazza piuttosto particolare, molto mascolina, tutti malignavano di lei, dicendo che le piacevano le ragazze. A Giulia non importava, era una sua cara amica e le era stata molto vicino nel suo periodo oscuro.
Si voltò e ricambiò l’abbraccio «Terry!» la strinse forte, era contenta di vederla.
«Come mai quel muso lungo?» le chiese preoccupata «Dov’è il tuo Pietro?»
Giulia sorrise e le raccontò di Ross.
Poi Giulia vide arrivare qualcosa di giallo e piumoso che si accoccolò sulla spalla si Terry…
«Stella!» la dolce topogallo di Luca…
«Sì, me l’ha affidata Filippo, visto che Luca…» sospirò e le mise una mano sulla spalla.
Giulia si strinse a lei.
«Poi sappiamo che lei e Ciccio sono innamorati…» scherzò Terry, cercando di distrarla «Visto che noi due siamo inseparabili…» le strizzò l’occhio «così staranno sempre insieme» concluse dandole un bacio sulla guancia.
Giulia rise.
A cena la Sala Comune era finalmente piena. Al loro tavolo si erano aggiunte Maria, Lucia, Valeria e Laura, le ragazze della squadra di Pallasuono, ovviamente Camilla e Terry. Erano arrivati anche Marco, il compagno di stanza di Pietro del primo anno e Stefano, suo fratello. Quando lo vide Giulia lo abbracciò. Stefano aveva finito la scuola già da due anni, ma era diventato assistente di Filippo. Teneva lezioni private sui Tecno sia a Giulia che a Pietro, era un super esperto di animusi ed era un loro caro amico.
Nella confusione riuscì a non pensare a Ross, almeno fino a quando la preside prese la parola e lo presentò a tutti.
I ragazzi applaudirono, ma Giulia no. Non lo avrebbe adulato. Pietro le diede una gomitata, ma Giulia si voltò dall’altra parte.
«Sono lieta di ricordarvi che domenica ci sarà la Festa di Primavera!» stava concludendo la preside.
Fantastico, pensò Giulia, sarebbe stata una festa di Primavera triste e solitaria, avrebbe ricevuto giusto un paio di uova, da Pietro e Camilla, come il primo anno…
«All’uscita trovate gli orari divisi per anno.»
Pietro la guardava «La maglietta verde del terzo anno ti dona proprio» le sussurrò all’orecchio.
Giulia lo guardò divertita, per fortuna che c’era lui, altrimenti sarebbe stato un inferno…
«S’intona con i tuoi occhi…» le disse sognante, sbattendo le ciglia.
Giulia rise e lo abbracciò, ma con la coda dell’occhio vide Ross che li fissava…
Più tardi Giulia e Camilla erano in camera. La loro bella cameretta era molto semplice, due letti, comodini, un armadio, tutto in tinta legno… Era accogliente e dalla finestra, affacciata sul terrazzo comune, si aveva una splendida vista sul lago Sussurrante.
La campana del coprifuoco era già suonata. Camilla dormiva già, lei era a letto, sentì un rumore alla finestra, ma non vide nulla.
Sorrise, sapeva che era Pietro. Aveva imparato un incantesimo per diventare quasi invisibile e poter dormire assieme a lei. Funzionava bene solo se c’era buio. Lo sentì sghignazzare mentre si infilava nel suo letto e la stringeva forte.
..Non hai paura dei fantasmi?.. le diede un bacio sul collo.
..Non di quelli innamorati.. si voltò verso di lui, anche se non poteva vederlo, lo sentiva chiaramente.
«Perché questa finestra è aperta?»
Giulia trasalì ..Non è possibile!.. Kevin Ross era di ronda sul terrazzo e stava lì davanti alla sua finestra.
..Fai finta di dormire.. le suggerì Pietro.
«Chi dorme in questa stanza?» chiese a voce molto alta.
Giulia fece finta di svegliarsi confusa e si mise seduta «Chi è che urla a quest’ora?» chiese fingendo di non averlo riconosciuto.
«Ah» disse secco «Accordi, questa è la tua stanza?»
«Sì professore, perché si messo ad urlare?» chiese seccata.
«Perché dormite con la finestra aperta? Sembrerebbe un chiaro invito ad entrare per chiunque» nonostante il buio Giulia poté vedere i suoi occhi indagatori scrutare lei e la stanza attorno.
«Ho caldo» disse Giulia sostenendo il suo sguardo «Se non le dispiace, vorrei dormire.»
«Chiudi la finestra» ordinò.
Giulia si alzò.
..Non hai il pigiama!.. la avvertì Pietro.
..Peggio per lui.. disse secca Giulia e si alzò con indosso solo la biancheria. Si diresse verso la finestra ad un passo da Ross.
«Perché non indossi un pigiama?» chiese con la voce un po’ più bassa.
Giulia sapeva che la stava guardando, lo fissò e notò con piacere un leggero velo di imbarazzo negli occhi spietati del professore.
«Gliel’ho già detto, ho caldo» gli chiuse la finestra in faccia e tornò a letto.
Si buttò a letto e subito Pietro l’abbracciò.
..Non lo sopporto.. Giulia si sentiva i nervi a fior di pelle.
..Sei stata fantastica, gli hai tenuto testa.. Le diede un bacio sul collo e le accarezzò il viso.
Si sentiva tesa, non voleva farsi rovinare tutta la magia del suo paradiso, da quel presuntuoso, intrigante e…
..Smettila.. Pietro si spostò su di lei la immobilizzò ed appoggiò le labbra alle sue ..Adesso ci penso io a farti passare il malumore.. La baciò a lungo, sulle labbra, sul collo, accarezzandola con dolcezza, finché non si rilassò.
..Non gli permetterò di rovinarti niente.. Pietro poi si mise al suo fianco e le fece appoggiare la testa al suo petto.
..Se continuasse a fare la guardia alle nostre finestre?.. Giulia non poteva sopportare di dormire lontana da lui.
..Passerò dalla porta.. disse Pietro divertito. ..Ci vuole altro che un professore per tenermi lontano da te…
Giulia sorrise e cercò ancora le sue labbra invisibili…