Anteprima - La Melodia Rivelatrice

 

Capitolo 1 - Il passato è passato

 

Giulia salutò i suoi genitori sapeva che non li avrebbe rivisti fino alle vacanze natalizie. Loro l’abbracciarono con trasporto e sospirarono sollevati. «Ci mancherai…» Sapevano che finalmente sarebbe stata felice.

Per tutta l’estate, che a Giulia era parsa interminabile, era stata malinconica, immusonita, a volte quasi disperata, ma adesso stava per tornare ad Armonia.

Il mio mondo speciale, il mio paradiso…

Prese dalla macchina il suo bagaglio e la gabbia con il piccolo Ciccio, trasformato in un pappagallino azzurro. Per fortuna le era stato concesso di portarselo a casa. Se avesse dovuto lasciarlo in letargo, come di solito facevano tutti gli altri studenti, sarebbe di sicuro impazzita di nostalgia.

Per questo doveva ringraziare Filippo, il suo adorato professore.

Corse via verso l’ingresso della scuola che apparentemente sembrava solo una fattoria. Sulla targa all’ingresso si leggeva: “Istituto Agrario Alternativo ad indirizzo Musicale”, meglio conosciuta come Scuola di Musicomagia.

«Giulia!» Era appena entrata dalla porta principale e subito qualcuno le saltò al collo.

«Camilla!» Giulia la strinse forte. Adorava quella ragazza, la più gentile e sensibile al mondo!

«Finalmente sei arrivata! Mi sei mancata» le disse l’amica.

«Anche tu.» Si erano viste solo un paio di volte durante l’estate, purtroppo non abitavano molto vicine.

«Sai niente di Pietro?» chiese ancora Camilla, guardandola con apprensione.

Pietro…

Giulia sospirò, se Armonia era il suo paradiso, Pietro era il suo angelo.

Non vedo l’ora di rivederlo, di riabbracciarlo!

«Arriverà più tardi» Era stato lui il principale motivo della tristezza che l’aveva accompagnata durante l’estate, o meglio, la sua assenza.

Giulia ancora faticava ad accettare il sentimento intenso che provava per lui. Si era trovata innamorata di lui in un modo, così coinvolgente, da stare quasi male. Era diventato il suo ossigeno speciale. Non riusciva a stare lontana da lui, infatti durante l’estate aveva passato dei momenti veramente difficili e anche se si erano scritti quasi tutti i giorni non erano riusciti a vedersi nemmeno una volta.

Terribile!

Giulia e Camilla arrivarono davanti alla porta verde, quella che conduceva alla scuola vera e propria. Si guardarono emozionate e, tenendosi per mano, varcarono la soglia.

Un capogiro, una strana sensazione di mancamento… Erano i sintomi del passaggio interdimensionale verso il lontano pianeta.

Si trovarono in un corridoio buio, dove a destra c’era la vasta e fornitissima biblioteca, lo percorsero quasi di corsa e finalmente uscirono all’aperto.

Profumo di rose… Giulia chiuse gli occhi e inspirò profondamente, quante volte, durante l’estate aveva sognato e pregustato quel momento. Adorava le rose e ad Armonia c’era un magnifico roseto che emanava il suo aroma per tutta la scuola. Si guardò attorno. Il sole azzurrino splendeva accecante, ma faceva piuttosto freddo, era ancora inverno, visto che le stagioni erano invertite rispetto alla Terra. La strana abbagliante luce di quel sole rendeva tutti i colori più accesi e vivaci. Alla loro sinistra l’erba del prato grande brillava invitante, tante volte si erano sdraiati a chiacchierare e a giocare con i loro piccoli cuccioli. Giulia si tolse le scarpe e continuò a camminare a piedi nudi, assaporando il contatto dell’erba fresca con la pelle.

Che bella sensazione!

Si diressero verso le stalle, da Filippo.

Incrociarono altri studenti che recuperavano i loro piccoli amici, Giulia avrebbe invece dovuto lasciare Ciccio a Filippo per annullare la trasformazione, le aveva detto che avrebbe avuto bisogno di almeno dieci giorni di letargo.

Intravide Filippo.

«Giulia!» Il suo adorato professore, allargò le braccia sorridente. I suoi dolci occhi azzurri illuminarono l’affascinante viso abbronzato.

Giulia gli saltò al collo.

«Eccoti qua, piccola mia!» Filippo era andato a trovarla a casa ben due volte. Aveva un debole sia per lei che per Pietro, non a caso li aveva nominati suoi aiutanti, fin dai primi giorni di scuola.

«Devo andare subito da Persi!» disse Giulia impaziente. «Che ore sono? Se arriva Pietro lo mandi al lago?»

Filippo annuì e si passò una mano tra i ricci scuri, leggermente brizzolati. «Sono le due del pomeriggio, vai tranquilla piccola.» Le scompigliò i capelli in un gesto paterno. «Mi raccomando non esagerare con Persi, niente contatti mentali troppo prolungati.»

«Io vado alla serra» le urlò Camilla. «Ci vediamo dopo in camera.»

Ma Giulia stava già scappando via, dalla sua Persi.

Non vedo l’ora di vederla.

Il grosso serpesce era diventato parte di lei, tanto che Persi l’aveva riconosciuta come compagna umana.

Si avvicinò alla spiaggetta, si sedette sulla panchina che offriva una vista straordinaria sul Lago Sussurrante.

Le colline boscose declinavano dolcemente verso di esso, rispecchiandosi nelle sue acque scure e impenetrabili. Gli alberi erano ancora spogli, il riflesso che ne derivava era una tonalità piuttosto scura di marrone e grigio. L’emozione che provò a rivedere quel suggestivo panorama, risvegliò i suoi sentimenti. Ricordava quando tre mesi prima si era seduta lì sulla sabbia per salutare la sua grande amica, anche il serpesce andava in letargo. La nostalgia l’aveva invasa e le aveva lasciato una voragine di tristezza.

Lasciò sotto la panchina le sue scarpe e si tirò su i pantaloni. Si avvicinò all’acqua, vi immerse i piedi. Rabbrividì, la temperatura era ancora decisamente bassa, sicuramente non sarebbe riuscita a fare il bagno con Persi, non ancora, avrebbe dovuto aspettare che facesse più caldo.

Prese il suo flauto e cominciò a suonare la melodia sibilante, l’antico canto che aveva imparato per nutrire e rinforzare la sua cara amica.

Subito avvertì un movimento nell’acqua, poi arrivò la sua mente. Immensa e potente. Era come se un oceano cercasse di riempire un piccolo lago. Le sue sensazioni erano fortissime ed ebbe l’impressione di soffocare. Sentì la gioia di Persi nel rivederla, poi la malinconia che aveva provato quando si erano lasciate e l’impazienza che l’aveva animata appena risvegliata dal letargo. Erano già parecchi giorni che l’aspettava.

Ecco il suo testone spuntare dalle acque. Enorme con i suoi familiari grandi occhi gialli, spruzzò uno schizzo dal foro di sfiato che aveva sulla testa, come i cetacei, mentre le grandi branchie branchie vibrarono ai lati del muso, poi scrollo la sua cresta verde scuro, simile a quella di un drago, che percorreva tutto il suo lungo corpo massiccio.

Giulia la vide strisciare fuori dall’acqua e girarle attorno, come per abbracciarla avvolgendola tra le sue spire. Era felicissima di vederla e, nonostante il freddo, decise che avrebbe nuotato con lei. Si tolse anche maglia e pantaloni, lanciandoli verso la spiaggia, poi si lasciò stringere e trascinare in acqua.

Nuotò con Persi, divenne Persi, le loro menti si unirono completamente, Giulia non riusciva più a distinguere la propria coscienza. Era una sensazione bellissima, si sentiva libera e selvaggia, guidata solo dall’istinto. Si tuffò sott’acqua fino a sfiorare il fondo del lago e sentì le alghe fare il solletico alle sue squame, tutto era verde. Vedeva attraverso i suoi occhi, sentiva il canto del lago, delle sue acque, delle correnti che si insinuavano tra i sassi. Poi risalì in superficie tra mille spruzzi e saltò fuori, l’aria fresca le accarezzava la pelle e le sue piccole pinne laterali.

Qualcosa attirò la sua attenzione.

«Giulia!! Persi!!» Qualcuno si stava sbracciando dalla riva.

È Pietro!!! Sia Persi che Giulia erano felici di vederlo, subito si diressero verso la riva. Persi la spinse fuori dall’acqua, sapeva che Giulia stava morendo dalla voglia di riabbracciarlo.

Si ritrovò un po’ barcollante con i piedi sulla sabbia, lo vedeva era lì davanti a lei si stava avvicinando. Alto, abbronzato, bellissimo, non riusciva a metterlo bene a fuoco, perché la sua mente era ancora in contatto con Persi e aveva una visione doppia e sovrapposta, vedeva anche attraverso gli occhi del serpesce. Cercò di fare qualche passo verso di lui, ma perse l’equilibrio e cadde.

Subito lui la raggiunse, si accucciò accanto a lei e l’afferrò. Come percepì il tocco delle sue mani sulla pelle, Giulia provò una sensazione fortissima, immediatamente ritornò in sé. Pietro, con la sua mente àncora era in grado tenere salda la propria coscienza, l’aveva sempre aiutata a riprendersi dopo i primi contatti mentali con Persi.

Finalmente riuscì ad alzare lo sguardo su di lui. La stava guardando dolcemente con i suoi profondi occhi scuri, con quel fantastico taglio leggermente orientale, erano carichi d’amore. I suoi ispidi capelli neri, erano un po’ più lunghi rispetto all’ultima volta che l’aveva visto. Il suo mezzo sorriso era appena accennato.

Quel suo impertinente modo di sorridere, sempre pronto a prendermi teneramente in giro e a mettermi dolcemente in imbarazzo...

Gli afferrò una mano e se la avvicinò al viso, chiuse gli occhi godendosi il contatto.

Sospirò. «Pietro…» Faticava a parlare. I contatti mentali con Persi la lasciavano sempre stremata.

Quanto mi è mancato... Accidenti. Quanto ho sognato e desiderato questo momento, con tutta me stessa.

Aprì gli occhi e lo guardò cercando di trattenere le lacrime, non voleva piangere era troppo felice, ma non sapeva se ci sarebbe riuscita.

Sono stata così male per tutta l’estate…

Sentì una forte fitta al centro del petto. Quella fitta che entrambi avevano cominciato a sentire la sera che si erano resi conto di essere innamorati. La freccia di Cupido, aveva scherzato allora Pietro.

Pietro la guardava senza parlare, forse anche lui stava cercando di convincersi che fosse reale e non stesse sognando. Poi ecco il suo mezzo sorriso divertito affiorò sul viso.

«Ehi, ma guardati» la riprese dolcemente. «Con questo freddo, mezza nuda e tutta bagnata.» Scosse la testa e la avvicinò a sé. «Sei sempre la solita…»

Giulia sprofondò nel suo abbraccio.

Sono a casa. Solo tra le sue braccia si sentiva a casa. Al suo posto.

Si rese conto che effettivamente faceva freddo e rabbrividì. Poi alzò ancora lo sguardo. Rimasero così per un po’. Storditi dalle forti emozioni, straniti dall’essersi ritrovati dopo così tanto tempo; tutto sembrava come prima, ma nello stesso tempo sembrava anche diverso. Si studiavano. Giulia analizzò il suo volto: era sempre lui, forse era ancora più bello di come lo ricordava. Allungò una mano per accarezzargli il viso abbronzato.

Pietro non era solo un ragazzo buono, dolce… e naturalmente molto bello, aveva per lei un’adorazione assoluta, era sempre al suo fianco ed era disposto a seguirla fino all’inferno.

Giulia ripensò alla comparsa dei loro poteri mentali, quando aveva scoperto di avere una mente imperativa, pericolosa, ma lui non si era allontanato. Per fortuna possedeva uno scudo naturale che lo rendeva immune ai suoi poteri. Inoltre era comunque riuscito a entrare in contatto estremo con lei, senza protezione, con soltanto il suo amore come unica difesa.

Poi Persi strisciò fino a loro distogliendoli dai loro pensieri.

«Persi!» Pietro le posò una mano sul grosso naso, poi si avvicinò e le diede un bacio con lo schiocco. «Che bello rivederti! Sei veramente uno schianto!» le disse galante.

Persi strisciò il muso sul suo viso emettendo un sibilo compiaciuto.

Giulia e Pietro risero, poi il serpesce si allontanò sparendo tra le acque torbide.

Pietro era l’unico, oltre a lei, che avesse stabilito un contatto mentale con il serpesce ed era uno dei pochi che l’adorava e non ne aveva paura.

Giulia rabbrividì, ma non per il freddo, né per la paura. Non poté fare a meno di ripensare a quel giorno in cui si era trasformata in Umanimusi, una specie di mostro mutante, la donna serpente, aveva scherzato Pietro.

E nemmeno quella volta lui aveva avuto paura.

Le aveva addirittura confidato di averla trovata molto sexy.

I due ragazzi tornarono a guardarsi, sembrava quasi che non sapessero cosa dirsi, anche se in realtà avevano tante cose di cui parlare, ma erano come in un dolce imbarazzo.

«Allora?» Fu Pietro a rompere il ghiaccio. «Tutto a posto?» La scrutò divertito, ma forse anche un po’ in ansia. In una delle sue lettere le aveva confidato che aveva paura di non piacerle più.

Giulia sorrise e annuì. «Sei ancora più strafigo, sai?» scherzò.

Vide il suo sguardo illuminarsi trionfante, poi la guardò con malizia dalla testa ai piedi, soffermandosi a lungo sul suo corpo poco coperto, facendola arrossire. «E tu molto, molto sexy…» disse compiaciuto, poi le passò una mano tra i capelli. «Che capelli lunghi… Come mai?» La studiò.

Giulia abbassò gli occhi. «Pensavo ti piacessero di più del mio taglio assurdo…»

Pietro rise, l’aveva sempre presa in giro perché aveva un taglio di capelli piuttosto insolito, molto corti sulla testa e lunghi dietro. «Lo sai che scherzavo» le disse dolce, poi la guardò ancora con il suo mezzo sorriso. «Sei fantastica comunque, ma… preferirei che ti vestissi, prima che qualcun altro possa vederti.»

«Ehi, chi ha perso i vestiti?» Si voltarono entrambi, era Arci e aveva in mano i vestiti di Giulia.

«Ecco, appunto» commentò Pietro rabbuiandosi. «Proprio il capitano di Tornado» borbottò.

Era arrivato Arci Serafini e Pietro non nascose l’astio rivolgendo un’occhiataccia al suo rivale in amore.

«Ciao, capitano.» Giulia salutò l’amico piuttosto in imbarazzo e si nascose tra le braccia di Pietro.

«Beh, grazie di aver recuperato i vestiti di Giulia.» Pietro lo guardò storto. «Ora ti dispiace andartene?»

Arci rise. «Dai, non fare tante scene.» Si avvicinò e si accucciò accanto a loro. «Forse Giulia non te l’ha detto…»

Accidenti, lo sapevo, ora tira fuori la storia di quest’estate.

«…ma io e Giulia abbiamo avuto dei momenti piuttosto intimi, quando ci siamo visti l’ultima volta» lo stuzzicò.

Arci era andato a trovarla, sempre con il consenso di Pietro, tranne l’ultima volta. In quell’occasione, mentre andavano a trovare Camilla con la moto di Arci, erano stati sorpresi da un violento acquazzone, così si erano riparati alla bell’e meglio e si erano dovuti spogliare per asciugarsi. Giulia, però, aveva raccontato tutto a Pietro in una delle sue ultime lettere.

Per fortuna gliel’ho raccontato.

Vide che Pietro allargava le narici e la stringeva a sé, protettivo. «Lo so» rispose secco, gli lanciò un’occhiataccia. «Ora lascia qui i suoi vestiti e voltati.»

Anche Giulia guardò Arci implorante, non voleva che litigassero, almeno non già il primo giorno.

Il bel capitano sorrise indulgente, appoggiò i vestiti per terra e si allontanò.

«Non andartene.» Pietro liberò dal suo abbraccio Giulia che subito si vestì. «Dobbiamo parlare.» Poi si rivolse a Giulia e la sua espressione si addolcì, la prese per i fianchi e l’avvicinò a sé. «Aspettami da Filippo.» La strinse ancora una volta e sospirò.

«Non litigate, per favore» lo implorò soffocata nel suo abbraccio. Giulia voleva bene ad Arci, certo a volte litigavano, ma sapeva che era un bravo ragazzo, gentile e leale. «Ricordati che il passato, è passato.»

«Ci proverò.» Pietro sciolse la sua stretta e le sorrise guardandola con dolcezza mentre si allontanava.

 

Giulia recuperò le scarpe e si diresse verso le stalle, sicuramente Filippo aveva bisogno di aiuto con gli animusi da allevamento. Poi avrebbe dovuto andare in camera a mettere la divisa, ma aveva lasciato i bagagli alle stalle.

«Giulia Accordi.» Qualcuno pronunciò il suo nome con enfasi e lei si voltò.

Un ragazzo la stava guardando con le braccia incrociate, appoggiato alla staccionata, aveva i capelli chiari e gli occhi grigi.

«Luca? Sei proprio tu?» Era un compagno della sua vecchia scuola, non lo vedeva da più di un anno. Aveva partecipato con lei alla giornata di scuola aperta, quando erano venuti a visitare Armonia, poi aveva avuto dei problemi di salute e non era stato ammesso all’esame, quindi aveva perso l’anno.

E adesso, eccolo qui.

Era cresciuto, il suo fisico era asciutto e il suo viso sempre impertinente, come lo ricordava.

Le girò attorno osservandola attentamente. «Sei diventata ancora più carina» disse compiaciuto.

Giulia abbassò lo sguardo imbarazzata, non le piaceva ricevere quel genere di attenzioni.

Lui si avvicinò ancora e la abbracciò con fare invadente. «Te l’avevo detto che sarei venuto quest’anno.» La strinse a sé. «Non sei felice di vedermi?»

Giulia s’irrigidì, non amava essere abbracciata, eccetto che dai suoi amici, Luca lo conosco appena, ma come si permette?

Poi sentì che si irrigidiva anche lui. «C’è un ragazzone grande e grosso che mi sta guardando malissimo» le disse piano.

Giulia si divincolò dandogli una gomitata e lo guardò infastidita, poi si voltò e vide Pietro.

Lo stava letteralmente incenerendo con lo sguardo, che poi spostò su di lei in attesa di una spiegazione.

«Luca, un mio compagno di scuola, lui è Pietro.» Li presentò un po’ seccata.

«Sono il suo ragazzo» precisò Pietro, attirandola a sé possessivo.

«Oh, Giulia, potevi dirmelo che hai il ragazzo.» Scosse la testa con disapprovazione. «Caro Pietro, dovresti fare un discorsetto alla tua ragazza. Sai, Giulia? Non sta bene abbracciare gli altri ragazzi» continuò a rimproverarla.

Giulia strabuzzò gli occhi. «Ma…» Che sbruffone! In quel momento sperò proprio che Pietro gli desse una bella lezione, altrimenti lo avrebbe fatto lei.

«Povera Giulia» l’interruppe ancora Luca e si rivolse a Pietro. «Non prendertela con lei. Sai, è che io sono talmente affascinante…» Sospirò come se fosse una disgrazia. «Le ragazze non riescono a starmi lontano…» continuò scherzando a pavoneggiarsi. «Non è colpa sua.»

Giulia si sentì contorcere le budella. Ma che razza di presuntuoso!

Inaspettatamente sentì la risata di Pietro esplodere accanto a lei e si voltò stupita.

«Certo che è una bella seccatura!» commentò ancora ridendo, gli diede una pacca amichevole sulla spalla.

Spostò lo sguardo su di lei che era rimasta basita. L’attirò a sé sempre ridendo. «Non ti preoccupare amico, adesso se non ti dispiace, devo fare quattro chiacchiere con lei.» La guardò severo, Giulia sapeva che stava bluffando, ma aveva comunque il nervoso.

Lui la trascinò via e si infilarono in un’ala delle stalle dove non c’era nessuno, Giulia si allontanò e lo guardò male.

Pietro rise e l’afferrò di nuovo. «Dai, non arrabbiarti.» L’avvicinò e la guardò divertito. «Ho pensato che fosse meglio assecondarlo, non avevo voglia di fare a pugni… di nuovo.»

Di nuovo? Allora ha fatto a pugni con Arci? Giulia non riuscì a tenergli i musi, ma non disse nulla.

«Non posso passare le giornate a prendere a pugni tutti quelli che ti si avvicinano.» Fece un’espressione esasperata. «Ti trovo sempre tra le braccia di qualcuno!»

Giulia a quel punto rise. «…sai è che io sono talmente affascinante…» fece il verso a Luca. «Che sbruffone!» Tornò subito seria e disgustata. «Magari potevo pensarci io a prenderlo a pugni!»

Alzò lo sguardo e vide che Pietro si era fatto più serio e la stava fissando intensamente, Giulia sentì il cuore accelerare.

Pietro le prese il viso tra le mani. «Vediamo se riesco a farti passare il malumore.» Si avvicinò ancora e Giulia chiuse gli occhi, senti le labbra morbide di lui sfiorare le sue. La baciò dolcemente.

Fu un bacio breve, si staccò quasi subito e Giulia lo guardò triste, non era ancora soddisfatta.

«Non voglio esagerare con te, sai, è solo il primo giorno.» Poi il suo mezzo sorriso divertito gli si dipinse sul viso. «Inoltre, aspetto con ansia la tua dimostrazione… Hai detto che mi toglierai ogni dubbio, ricordi?»

Giulia arrossì e nascose il viso nel suo petto.

In una delle sue ultime lettere, Giulia gli aveva promesso che, una volta tornati ad Armonia, gli avrebbe dato una dimostrazione di tutto l’amore che provava per lui. Voleva tranquillizzarlo in modo che non dovesse più temere che Arci o qualcun altro potessero portarla via da lui. Amava solo lui.

«Pietro?» Una voce sottile e acuta li interruppe. Dalla porta videro una sagoma che faceva capolino. «Camilla mi ha detto che ti avrei trovato alle stalle, che bello rivederti!»

Era una ragazzina piuttosto bassa, magra e ben proporzionata. Aveva lunghi capelli neri che portava raccolti in una treccia dietro la schiena. Il suo sorriso era dolce e i suoi occhi grandi e castani cercarono l’attenzione di quelli di Pietro.

Giulia la guardò sospettosa e poi si voltò verso di lui. Vide che si irrigidiva, era molto in imbarazzo.

«Susanna?» Pronunciò il suo nome con timore. «Che ci fai qui?» Non pareva affatto contento.

«Come che ci faccio?» Lei sembrò offesa. «Anche io frequenterò Armonia, Camilla non te l’ha detto?»

Pietro abbassò gli occhi, era strano vederlo così impacciato. Giulia gli strinse la mano e lo guardò con aria interrogativa.

Poi Pietro parve farsi coraggio. «Susanna frequentava la mia stessa scuola, è… una vecchia amica.»

Susanna sussultò. «Vecchia amica?» Guardò Giulia e poi le loro mani intrecciate. Sospirò «Capisco…» Sorrise a Pietro, era un sorriso triste. «Beh, ci vediamo in giro.» E si allontanò.

Pietro abbassò il capo, era mortificato.

Giulia continuava a non capire.

«Era la mia ex» disse contrariato. «Uscivamo insieme.»

Giulia rimase senza fiato, come se la gola le si fosse chiusa improvvisamente e deglutì a fatica. «U… Uscivate insieme?» disse con un filo di voce. «Non me ne hai mai parlato…»

«Certo che no.» Pietro scosse la testa. «Perché avrei dovuto?»

«Perché no?» Giulia si sentì ingannata, come se avesse voluto tenerglielo nascosto. «E perché hai detto che era una vecchia amica?»

Pietro si passò una mano sul viso. «Non lo so.» La guardò ancora imbarazzato. «Forse volevo evitare che tu fossi gelosa.»

«Beh, non sei stato carino, l’hai ferita.» Giulia si sentiva confusa. Da un lato era terribilmente gelosa, lei non aveva mai avuto un ragazzo e pensava che anche per Pietro fosse la prima volta; ma dall’altro si era sentita delusa dal suo comportamento, perché non gliel’aveva detto. E poi le dispiaceva anche per Susanna. «Se noi un giorno ci lasciassimo, presenterai anche me come una vecchia amica?» Si pentì immediatamente di aver parlato in quel modo, stava infierendo, proprio in quel momento in cui era già abbastanza tormentato.

Pietro la attirò a sé e la strinse forte. «Smettila per favore, non dire mai più così.» Sospirò, aveva la voce rotta dalla tensione, poi la allontanò appena e la guardò triste. «Lo sai che se tu mi lasciassi, io morirei, altro che vecchia amica.»

«Scusami.» Giulia si sentì in colpa, ma era ancora confusa.

«È che lei per me non è stata niente» si confidò Pietro. «Mi sento ancora in colpa per esserci uscito, non ho mai provato niente…»

«E allora perché ci sei uscito?» Giulia riusciva proprio a capire.

«Sapevo che mi moriva dietro fin dalle elementari, tutti lo sapevano, quando è arrivata alle medie, i miei compagni hanno cominciato a rompermi le scatole. Dicevano che dovevo uscire con lei, che era carina, mi hanno fatto quasi impazzire… Non potevo dire di no!»

Giulia scosse la testa. Maschi!

«Lo so che è sbagliato, ma allora non mi sembrava di fare niente di male. Mi dicevo che era giusto fare le mie esperienze, ma ti assicuro, che dopo le prime volte che siamo usciti, mi ero già pentito. Non sapevo di cosa parlarle, non avevo voglia di ascoltare quello che lei diceva, contavo i minuti che mancavano per riaccompagnarla a casa… Avevo capito che non era giusto, ma non trovavo il modo di lasciarla, era così felice… sono stato con lei per quasi tutto l’anno della terza.»

Accidenti, un anno intero! «E poi?» chiese Giulia ansiosa.

«Sai quando sono riuscito a troncare?» Finalmente rispuntò il suo sorriso. «Dopo averti incontrata alla giornata di scuola aperta.»

Giulia lo guardò incredula. «Davvero?»

«Sì, dopo averti anche soltanto vista, avevo provato per te un trasporto e una curiosità così intensi…» La attirò ancora più vicina. «Il giorno dopo l’ho lasciata. Comunque ho continuato a sentirmi in colpa, perché lei è una brava ragazza. Mi sono sentito così cattivo e insensibile, anche adesso, continuo a ferirla. È una specie di condanna.»

Giulia gli accarezzò il viso abbronzato e gli sorrise dolcemente. «Tutti possono sbagliare» disse comprensiva. Si sentiva più serena ora che sapeva tutto. «Magari un giorno potresti dirle tutta la verità, forse ti sentirai meglio.»

«Non so se ce la potrei fare.» Pietro sorrise suo malgrado. Poi si rallegrò e la guardò divertito. «Allora, non sei neanche un po’ gelosa?» la stuzzicò.

«Beh, il passato è passato, no?» disse Giulia alzando le spalle e fingendo distacco.

Pietro fece una smorfia triste e un po’ delusa.

Ma poi Giulia rise. «Invece sì, mi sono sentita malissimo quando hai detto che era la tua ex» confessò arrossendo.

Pietro si illuminò e la strinse forte. «Così va meglio, perché io sono già impazzito di gelosia due volte, oggi pomeriggio» puntualizzò, poi con un ruggito finse di darle un morso sul collo, ma lo trasformo in un bacio appassionato che la fece sussultare.

 

Più tardi Arci passò a chiamare Giulia per l’allenamento di Tornado.

«Le lezioni ufficiali cominciano l’indomani, ma i ragazzi del primo anno sono già a scuola da due giorni e hanno cominciato corsi e allenamenti» le disse il capitano.

«E la Pallasuono?» Giulia era impaziente di iniziare anche quella.

«Inizia domani, la professoressa Diana non è ancora arrivata.»

Giulia alzò le spalle. Anche se praticava entrambi gli sport, preferiva decisamente il Tornado.

«Allora sei contenta di aver finalmente rivisto il tuo adorato Pietro.» Quella di Arci non era una domanda, la guardava divertito.

Giulia sorrise e annuì, non poteva negarlo.

«È veramente incredibile.» Arci scosse la testa. «Lo sai che hai già cambiato espressione?»

Giulia si voltò sorpresa.

«Hai un aspetto decisamente migliore.» Sembrava incredulo lui stesso. «Non che tu abbia mai avuto un brutto aspetto, ma eri come spenta…» precisò. «Adesso invece sembri… non so è come se tu avessi ripreso a brillare.»

Giulia lo guardò divertita, in effetti era proprio così che si sentiva, come se avesse ripreso a respirare dopo tanto tempo, il suo ossigeno speciale.

«Che ti fa per avere questo effetto? Ti ha abbracciata, baciata o che altro?» chiese curioso.

Giulia rise. «Più che altro sono i suoi abbracci» disse quasi tra sé. «Quello che mi dice…» Ma poi si fermò non era il caso di scendere nel dettaglio con lui.

«I suoi abbracci, eh? Beh, io ne avrei fatto a meno.» Alzò le sopracciglia. «Ma me la sono cercata.»

Giulia lo guardò senza capire.

«Beh, i suoi abbracci, con me, non sono tanto dolci.» Si alzò la maglietta, Giulia vide dei brutti segni sul suo petto e in quel momento notò anche una ferita sul labbro.

Allora si sono picchiati davvero! Maschi!

Sospirò. «Mi spiace.»

Arci alzò le spalle. «Ne è valsa la pena. È stato divertente illudermi di poter competere con lui, anche se lo so che non ho speranze.» Le strizzò l’occhio. Poi cambiò tono. «Allora, Scheggia...» Era così che la chiamava Arci durante gli allenamenti. «Sei pronta a tornare in campo?»

Giulia annuì sorridente. «Ci sono dei nuovi giocatori?» chiese.

«Pare di sì» disse entusiasta. «Mi ha detto Matteo che ce ne sono ben tre!» Era su di giri. «Sai, l’anno scorso sei entrata solo tu.» La guardò e le regalò un sorriso abbagliante. «Beh, solo, fossero tutti come te i giocatori…» Si avvicinò e le circondò le spalle con un braccio.

Arrivarono al campo sportivo e da lontano videro i loro vecchi compagni di squadra, subito Matteo si fece loro incontro.

«Ehi, capitano!» Li guardò sorpreso. «Finalmente vi siete messi insieme?» Tutti sapevano che Arci avrebbe voluto uscire con lei.

Giulia si irrigidì, ma Arci rise e la strinse a sé. «Ma no! Testone, è solo un abbraccio innocente tra il capitano e il suo miglior giocatore.»

Giulia arrossì, ma non si sentì troppo a disagio. Poi si recarono allo sgabuzzino dei pattini.

C’erano effettivamente tre nuove reclute, una delle quali era proprio Luca che le sorrise splendido e le strizzò l’occhio. Gli altri due ragazzi del primo anno erano uno spilungone di nome Dario, che sembrava un po’ scoordinato e Maurizio, un ragazzino atletico, ma molto minuto.

Arci fece fare a tutti e tre la prova di velocità con i pattini, mise in pista assieme a loro Giulia, che era la più veloce e Matteo che era il più lento. «Non credo che nessuno potrà battere la nostra Scheggia, ma dovrete almeno arrivare prima di Matteo.»

Partirono. Giulia sfrecciò come il vento, le sembrava di volare. In un attimo arrivò al traguardo e si voltò. Luca arrivò non molto dietro di lei, mentre gli altri due faticarono a raggiungere Matteo.

Luca la guardò con incredula ammirazione. «Accidenti, Giulia, avevo sentito dire di te, ma sinceramente non ci avevo creduto.»

Giulia sorrise soddisfatta.

Nella seconda prova i ragazzi dovevano scartare quattro difensori e segnare una rete a Matteo. Tutti segnarono. Allora Arci aumentò le difficoltà.

«Giulia vai in porta!» Le strizzò l’occhio.

Nella piccola porta di Tornado era imbattibile, ma era così veloce, che era un peccato tenerla tra i pali, diceva sempre Arci.

Provarono e riprovarono, ma la porta di Giulia rimase inviolata.

Arci si complimentò con i ragazzi. «Siete in squadra.» Poi si rivolse a Giulia. «Sono molto soddisfatto, principalmente di Luca, promette bene» le confidò.

 

Arrivò l’ora di cena, la Sala Comune era piena, tutti gli studenti erano arrivati e sedevano allegri nelle loro divise: maglietta bianca per quelli del primo anno, gialla per il secondo, verde chiaro e scuro per il terzo e quarto, mentre i professori avevano una maglietta nera.

Giulia scorse i loro volti, vicino a Filippo era seduta la professoressa Diana, ancora in abiti terrestri.

Dev’essere appena arrivata.

L’abbronzatura la rendeva ancora più bella e Giulia vide che Filippo non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

Poi c’era il signor Giorgio, allegro e sorridente, mentre la professoressa Severini, dall’aria austera, sedeva rigida con gli occhi fissi sul suo piatto.

La preside Orchestri si alzò, sempre bella ed elegante, nonostante l’età. Sistemò i suoi piccoli occhialini rettangolari e allargò le braccia per attirare l’attenzione degli studenti. «Benvenuti a tutti.» Alzò appena la voce, ma in un attimo si fece silenzio in tutta la sala. «Sono felice di riavervi tutti qui pronti per iniziare un nuovo anno scolastico.»

Ricordò brevemente le regole della scuola e si soffermò sui successi della squadra di Tornado che l’anno precedente aveva vinto il prestigioso trofeo, il flauto dorato, che sarebbe rimasto tutto l’anno in bella mostra nel suo ufficio e si augurò che vi rimanesse anche l’anno successivo. «Ricordo a tutti studenti di ritirare il vostro piano di studi prima di uscire, domani inizieranno le lezioni.»

Ci fu un brusio eccitato e la preside attese che ci fosse di nuovo silenzio.

«Un ultimo annuncio, domenica prossima, come tutti gli anni, ci sarà la festa di Primavera.»

I ragazzi esultarono.

«Buona serata a tutti.»

La festa di Primavera! L’avevo dimenticata!

Giulia ricordò che l’anno precedente avevano lavorato tutta la settimana per preparare i festeggiamenti.

Poi c’è la caccia alle uova!

Intagliare le uova di legno, incantarle con la speciale melodia...

Questa volta dovrò preparare più uova, non solo per Camilla e Pietro.

Finita la cena, Pietro la trascinò via dalla confusione e la portò verso il lago. Era già buio e in cielo splendevano le due lune, una piccola e verdina e una grande e rossa. Si riflettevano sulle acque del lago, dandogli un aspetto molto alieno.

Continuò a camminare, fino alla vasca che l’anno prima avevano costruito per Persi.

«La nostra casetta!» Accanto alla vasca, si intravedeva la piccola casetta di legno dove avevano trascorso molti momenti insieme. Sulla porta Giulia rilesse il loro nomi intagliato.

Sorrise commossa, sommersa dai ricordi e gli gettò le braccia al collo.

Sono così felice! E mi sento così bene!

Pietro la condusse dentro la casetta a la attirò a sé e si sedette sull’unica sedia. La fece accomodare in braccio a lui e la guardò divertito senza dire nulla.

Giulia lo fissava incuriosita. Perché non parla? Si preoccupò un poco, ma lui stava sorridendo, quindi stava di sicuro tramando qualcosa.

«Che c’è?» gli chiese sospettosa dopo un po’.

Pietro la fece voltare verso di lui e la guardò soddisfatto; le accarezzò il viso, il collo e le spalle, poi scivolò sulle braccia fino a catturare le sue mani, le strinse forte e se le portò al petto.

«Allora?» le disse fingendosi un po’ spazientito. «Questa dimostrazione?»

Giulia arrossì.

«Avanti sono pronto» la stuzzicò. «Stupiscimi!»

Lei lo guardò intensamente, poi lasciò che tutto il suo amore traboccasse dal suo cuore e lo riversò nella sua mente. Avvicinò il suo viso a lui e appoggiò dolcemente le labbra alle sue; mentre lo baciava, entrò in contatto mentale con lui. Riportò a galla il suo forte sentimento, l’emozione di averlo rivisto, il senso di appagamento e completezza che aveva provato quando si erano riabbracciati, come si era sentita tornare viva accanto a lui. Tra le sue braccia si era sentita di nuovo a casa. Si staccò appena per sussurrargli: «Ti amo.»

Pietro sospirò. Aveva le lacrime agli occhi, si era commosso, le appoggiò le mani sul viso, l’attirò verso di sé e la baciò ancora, poi si allontanò e la guardò felice.

«Molto convincente.» Riecco il suo sorriso divertito. «ma…»

Giulia si allarmò. «Che c’è?» chiese con ansia.

Pietro rise alla sua reazione spaventata. «Niente, tranquilla.» L’accarezzò e la strinse al suo petto. «È solo che forse avrò bisogno che ogni tanto tu mi rinfreschi la memoria.»

Giulia si rilassò. «Tutte le volte che vuoi…»

 

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